Si indaghi su Telecom Italia

Si indaghi su Telecom Italia

Lo chiedono i soci di Assoprovider, secondo cui in varie occasioni fare concorrenza all'incumbent è impossibile. Un intervento che sostiene le inchieste aperte in questi giorni dall'Antitrust
Lo chiedono i soci di Assoprovider, secondo cui in varie occasioni fare concorrenza all'incumbent è impossibile. Un intervento che sostiene le inchieste aperte in questi giorni dall'Antitrust


Roma – Ai provider italiani la gestione di Telecom Italia delle cose della rete e del mercato che nei fatti continua a dominare, proprio non va giù. Lo dimostra, dopo la presa di posizione di AIIP , anche l’intervento dei provider che aderiscono ad Assoprovider e che sostengono con forza le ragioni che hanno spinto l’Antitrust ad aprire una vasta indagine su Telecom Italia .

Secondo Assoprovider , “è necessario monitorare la definizione dei principi di separazione contabile – come avvenuto, per il momento solo sulla carta, con il decreto e relative delibere sul wi-fi”.

Ma a sollevare dubbi e questioni è anche la politica delle gare pubbliche per la pubblica amministrazione, dove l’assenza di un monitoraggio rischia di avere gravi conseguenze. “Dal punto di vista del controllo sul mercato – che sta divenendo sempre più un controllo sul corretto esercizio delle gare pubbliche e sulla corretta politica dei prezzi – spiega Assoprovider – vanno segnalate alcune anomalie”.

Tra gli esempi citati dal consulente legale dell’associazione dei provider, Fulvio Sarzana di S. Ippolito, la gara con cui la Consip ha aggiudicato i servizi di fonia fissa e connettività per le pubbliche amministrazioni centrali e decentrate.

“L’operatore aggiudicatario della gara Consip, nel partecipare alla gara in oggetto – ha spiegato Sarzana di S. Ippolito riferendosi a Telecom Italia – ha offerto il servizio a prezzi inferiori a quelli praticati agli OLO e previsti dal listino dell’offerta di interconnessione in vigore al momento della gara. In sostanza, alla data di stipula della convenzione TI/Consip, i prezzi effettuati da TI alla Pubblica Amministrazione erano ben diversi e inferiori rispetto a quelli praticati nei confronti degli operatori alternativi, e nel caso di specie agli ISP. Solo al buon esito della gara per la stipula della convenzione, è stato pubblicato da parte di TI un nuovo listino di interconnessione con prezzi che avrebbero, qualora presentati in tempo debito, consentito agli operatori alternativi di partecipare in termini concorrenziali alla gara Consip”.

Ne discende che “solo Telecom Italia aveva la possibilità di partecipare a quella gara con quei prezzi, in palese contrasto con quel principio di concorrenza sancito da ultimo anche dall’art 24 della legge finanziaria sugli acquisti di beni e servizi delle P.A., e che esordisce con la frase “per ragioni di trasparenza e di concorrenza (..)”.


Ma, secondo Assoprovider, per rendersi conto della situazione è sufficiente dare un’occhiata a quanto accaduto con l’offerta ADSL Alice Time. “L’offerta a consumo – spiega l’associazione – è stata lanciata dall’operatore incumbent senza aver effettuato (come la legge richiede) una preventiva offerta agli operatori alternativi (nel caso di specie agli ISP), che consentisse loro di replicare l’offerta in termini analoghi, di realizzare un’effettiva concorrenzialità del mercato ADSL e di offrire ai consumatori la possibilità di scegliere tra offerte di diversi operatori”.

“Le ragioni tecniche vantate dall’operatore incumbent (secondo le quali non era possibile fare offerte agli operatori alternativi a consumo per vincoli tecnologici e per ragioni di costi, nonché per l’impossibilità di conteggiare il traffico presso i providers) – continua Assoprovider – è estremamente risibile, date anche le considerazioni fatte dall’Antitrust sulla quota di mercato e sui ricavi di Telecom Italia”. Come si ricorderà l’Antitrust aveva affermato che “la quota di mercato detenuta da TI in termini di ricavi realizzati nel 2001 risultava pari a circa l’85% del mercato, mentre il secondo operatore (Wind Telecomunicazioni) deteneva una quota pari al 7,1%” e che “è possibile giungere ad una stima della posizione detenuta da TI sul complesso del mercato dell’interconnessione su rete fissa. La quota di mercato per il 2001, così stimata, risulterebbe pari al 77% per TI, mentre il secondo operatore (Wind Telecomunicazioni) risulterebbe detenere una quota pari al 12%”.

“Viene spontaneo a questo punto, – continua il consulente legale dei provider – domandarsi come sia possibile che un tale “monstrum” (in termini di dimensioni, di fatturato e di dipendenti) non sia in grado di reperire nell’ambito delle proprie risorse interne o tramite outsourcing, “skills” e strumenti tecnologici tali da permettere un conteggio della tariffazione anche per gli Internet Service Providers”.

Assoprovider ha anche osservato che “pur in presenza di un obbligo regolamentare a fornire agli operatori alternativi la possibilità di creare un mercato concorrenziale, con evidenti vantaggi di scelta da parte del consumatore, l’obbligo di effettuare offerte agli operatori alternativi sia stato ancora una volta disatteso”.

Secondo Sarzana di S. Ippolito, dunque, le denunce dei consumatori e dei provider di Assoprovider e delle altre associazioni significano “una battaglia di civiltà sociale ed economica, ancor prima che giuridica, che tende a consentire alle aziende di partecipare alle gare pubbliche ed al mercato senza avere sempre il dubbio che la fatica spesa nell’affrontare investimenti, e nel mantenere la ‘rottà ed il ‘timonè fermo anche in una fase economica difficile, sia perennemente frustrata”.

Frustrazione che si deve ad una “politica predatoria, in termini di prezzi, che costituisce il primo e più chiaro segnale che la liberalizzazione di un mercato non sta funzionando. Sino a che le linee di condotta dell’operatore dominante saranno tali da escludere gli operatori alternativi, con una politica predatoria dei prezzi, non sarà possibile tradurre gli auspici di liberalizzazione dell’Unione Europea in realtà, e di conseguenza i principi delle direttive sulla concorrenza nei servizi di telecomunicazione, peraltro ancora non recepiti, saranno, ancor prima di vedere la luce, già lettera morta”.

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Pubblicato il
3 lug 2003
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