Gizmodogate, due gli accusati per iPhone 4

Gizmodogate, due gli accusati per iPhone 4

Due rinvii a giudizio per l'affaire legato ad iPhone 4. Ma non il giornalista di Gizmodo, cui resta il fastidio di una perquisizione e del sequestro dei PC
Due rinvii a giudizio per l'affaire legato ad iPhone 4. Ma non il giornalista di Gizmodo, cui resta il fastidio di una perquisizione e del sequestro dei PC

L’ufficio del procuratore generale della contea di San Mateo ha rinviato a giudizio due persone nell’ambito delle vicende che hanno portato alla diffusione anzitempo del prototipo di iPhone 4 , finito poi al giornalista di Gizmodo Jason Chen: si tratta di Brian Hogam, ventiduenne di Redwood City e di Sage Wallower, ventottenne di Emeryville.

I due californiani sono in pratica stati riconosciuti come i responsabili del furto/ritrovamento del prototipo di iPhone 4G affidato all’ingegnere ventisettenne di Apple Gray Powell e della sua ricettazione.
Entrambi vengono accusati di appropriazione indebita di proprietà smarrita e il secondo anche di aver organizzato la rivendita dell’oggetto . Il 25 agosto saranno letti ufficialmente i capi di imputazione dando il via al procedimento che dovrebbe così chiudere il cosiddetto iPhonegate </em< o Gizmodogate .

Secondo la prima ricostruzione , in realtà, colui che aveva ritrovato il dispositivo, nello specifico Brian Hogan, una volta accortosi della natura di prototipo e non di semplice iPhone, aveva tentato di restituirlo a Cupertino, trovando però un muro di gomma nel centralino di Apple.
È a questo punto che la vicenda si tinge di giallo: il dispositivo è finito qualche settimana dopo nella redazione di Gizmodo , che l’avrebbe pagato tra i 5mila e i 10mila dollari, e avrebbe poi contattato Powell rendendosi disponibile alla restituzione, la cui richiesta ufficiale è poi arrivata da Bruce Sewell di Apple.

Nel frattempo, però, vedendo nella situazione un furto di prototipo coperto da segreto industriale, Cupertino aveva denunciato tutto alla polizia . E quando la coinquilina di Hogan, impaurita presumibilmente dalla possibilità di essere considerata complice della vicenda (condivideva l’IP sospetto e al suo computer era stato collegato per la prima volta il dispositivo) si è rivolta ad Apple, il caso ha preso piede e ha portato il giudice della contea di San Matteo ad autorizzare la perquisizione dell’abitazione del giornalista di Gizmodo Jason Chen , cui venivano sequestrati i PC e cui veniva mossa l’accusa di furto di segreti industriali e del danneggiamento di un oggetto dal valore superiore ai 400 dollari (il prototipo era stato smantellato da Gizmodo e giudicato da Apple danneggiato in quattro particolari.

In quest’ottica le autorità avrebbero ritenuto, nonostante le proteste di parte degli osservatori e in particolare della Electronic Frontier Foundation (EFF), che il giornalista non fosse tutelato né dal Privacy Protection Act , né dal californiano Shield Protection Law : la questione non era più collegabile alla tutela delle fonti giornalistiche, ma diventava una mera questione di furto, distruzione di proprietà altrui e violazione di segreti industriali.

Tutte accuse che ora sono sparite : lo stesso comunicato del procuratore generale spiega che “dopo aver studiato le prove, si è deciso di non muovere alcuna accusa nei confronti degli impiegati di Gizmodo”.
A favore della rivista, il fatto che l’acquisto del prototipo non sia stato valutato come un “atto spinto da motivazioni finanziarie”, ma un’azione compiuta nel corso di un’investigazione giornalistica. Come, insomma, EFF e gli altri osservatori volevano si considerasse.

Nessun procedimento ufficiale, dunque, nei confronti di Chen. La perquisizione di casa sua resta legata solo ad un dubbio a quanto pare non confermato nell’indagine.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
11 ago 2011
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