A luglio, mentre in Italia si svolgeva un acceso dibattito – peraltro senza grandi risultati – sulla nuova disciplina in materia di diritto d’autore in Rete che l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni in pressoché totale assenza di potere si sta arrogando il diritto di varare, la Commissione Europea pubblicava, lontano dai riflettori, un Libro Verde sulla distribuzione online di opere audiovisive nell’Unione Europea , intitolato, in modo assai significativo: “Verso un mercato unico digitale: opportunità e sfide”.
Attraverso il Libro Verde, come di consueto, l’Unione Europea invita tutti i soggetti interessati a prendere posizioni su talune questioni sollevate ed illustrate nel documento medesimo. Il Libro Verde sulla distribuzione online di opere audiovisive, naturalmente, ha ad oggetto le medesime questioni sulle quali sono destinate ad incidere le nuove regole che AGCOM si avvia ad adottare.
La lettura del documento ed i temi di alto profilo in esso affrontati in uno con gli scenari evolutivi tratteggiati dalla Commissione UE danno il senso di quanto sciocca – prima ancora che giusta o sbagliata e giuridicamente sostenibile o meno – sia l’iniziativa regolamentare che, con tanta ostinata pervicacia, la nostra Autorità Garante per le Comunicazioni continua a difendere.
Il quadro normativo europeo in materia di diritto d’autore è alla vigilia di un cambiamento epocale tanto che la stessa Unione Europea si interroga – ed interroga gli addetti ai lavori – sull’opportunità di iniziare a lavorare ad un Codice europeo sul diritto d’autore proprio allo scopo di promuovere, finalmente, il mercato unico dei contenuti audiovisivi e superare la frammentazione commerciale e burocratica-normativa che continua a caratterizzare l’attuale mercato dell’audiovisivo.
Che senso ha in un contesto tanto fluido e magmatico ostinarsi a varare piccole normucole nazionali di carattere amministrativo da parte di una piccolissima Autorità semi-indipendente di un minuscolo Paese come il nostro? Non avrebbe più senso attendere, almeno, di conoscere l’orientamento europeo e, comunque, far tesoro della consultazione pubblica avviata dalla Commissione Europea e destinata a concludersi il prossimo 18 novembre?
L’iniziativa dell’Autorità Garante sembra porsi in aperto contrasto con la filosofia che ha ispirato il Libro Verde della Commissione.
Scrive infatti la Commissione, nell’introduzione del documento, che “Internet e senza confini, ma i mercati online a livello UE sono ancora divisi da molteplici barriere, cosa che ostacola la realizzazione del mercato unico” e che “il Libro Verde intende contribuire allo sviluppo di un mercato unico del digitale aprendo un dibattito specifico sulle opportunità e sulle sfide della distribuzione online di opere audiovisive”.
E noi? Noi parteciperemo al dibattito a cose già fatte. Dopo che la nostra Autorità, quasi l’Italia fosse dotata di una speciale autonomia rispetto al resto d’Europa o pretendesse addirittura di essere d’esempio agli altri Paesi, avrà fatto le sue scelte sulla base di una consultazione estiva.
La nuova disciplina che AGCOM si avvia a varare minaccia di mettere in ginocchio la circolazione dei contenuti audiovisivi online, proprio mentre l’Europa, nel Libro Verde, ricorda che “Internet offre al settore audiovisivo molte opportunità per sviluppare ulteriormente il suo potenziale e per raggiungere un pubblico più ampio”.
Che dire? Difficile immaginare da parte dell’Autorità per le comunicazioni un’iniziativa più tempestiva.
Tra l’altro, mentre la nuova disciplina elaborata dall’AGCOM è interamente incentrata sull’enforcement dei diritti d’autore, quasi che i problemi del mercato dipendessero esclusivamente dal dilagare del fenomeno – vero o presunto – della pirateria, la Commissione UE, nel Libro Verde, sottolinea come lo sviluppo del mercato online europeo dei contenuti audiovisivi risulti frenato soprattutto da una serie di ragioni “tra cui le barriere tecnologiche, la complessità dei processi di concessione delle licenze relative ai diritti d’autore, le disposizioni di legge e contrattuali relative ai periodi di distribuzione, la scarsa certezza del diritto per i fornitori di servizi, i metodi di pagamento, la fiducia dei consumatori e la diffusione di profonde differenze culturali e linguistiche”.
Forse, anche ammesso – e non è naturalmente così – che non fosse possibile attendere neppure un istante di più per dettare nuove regole in materia di diritto d’autore in Rete, l’Autorità più che pensare a come “metter paura” – di più non accadrà – a presunti pirati in erba, avrebbe potuto e dovuto preoccuparsi di elaborare una disciplina volta ad affrontare e provare a risolvere questo genere di problemi.
Le finestre temporali che continuano a governare la distribuzione delle opere audiovisive ritardando la disponibilità delle stesse online, l’assenza di adeguati strumenti transfrontalieri di licenza dei diritti e la scarsa trasparenza dell’attività e della governance delle società di gestione dei diritti sono alcuni dei temi sui quali, lontano dal chiasso di Roma, la Commissione Europea con il Libro Verde chiama gli addetti ai lavori a dire la loro.
E mentre in Italia l’AGCOM va avanti per la sua strada, l’Unione Europea sembra destinata a far rotta su un “Codice europeo del diritto d’autore, globale e unitario” nel metter mano al quale, peraltro, ci si potrebbe far carico anche di “esaminare se le attuali eccezioni e restrizioni al diritto d’autore previste dalla direttiva sulla società dell’informazione debbano essere aggiornate”.
Difficile pensare che un eventuale codice europeo non conterrebbe anche una disciplina sull’enforcement dei diritti d’autore e, dunque, norme ben difficilmente – salvo che in AGCOM non siano dotati di poteri di preveggenza – coincidenti con quelle che, nelle prossime settimane, andranno a complicare ulteriormente il nostro Ordinamento.
A scorrere l’elenco delle domande poste dalla Commissione UE ci si avvede che sono pressoché le stesse – anche se formulate con maggior lungimiranza ed apertura mentale – che AGCOM ha già rivolto agli addetti ai lavori italiani in occasione della precedente consultazione pubblica.
Come non chiedersi quale sia il senso di spendere tanto tempo, soldi e risorse – naturalmente nostre – per fare un lavoro che, nella migliore delle ipotesi, è destinato ad essere vanificato dall’attività europea e nella peggiore – sfortunatamente la più probabile – finirà con l’isolare ancora di più il nostro Paese dal resto d’Europa?
Guido Scorza
Presidente Istituto per le politiche dell’innovazione
www.guidoscorza.it