Intel SSD, più veloce dell'hard disk

Intel SSD, più veloce dell'hard disk

Un pacchetto software può fare la differenza? Santa Clara pensa di sì, e mette a disposizione gli strumenti per far fare ginnastica allo stato solido. Vediamo i risultati
Un pacchetto software può fare la differenza? Santa Clara pensa di sì, e mette a disposizione gli strumenti per far fare ginnastica allo stato solido. Vediamo i risultati

Dopo Apple vs. Microsoft, NVIDIA vs. AMD, uno dei più interessanti discorsi del bar della tecnologia che mette a confronto due opposte fazioni è quello che vede i fan dei dischi rigidi tradizionali da una parte e quelli dei dischi allo stato solido (SSD) dall’altra. I principali argomenti di discussione sono quelli legati alle prestazioni, all’affidabilità e ai costi.

Tecnicamente le due tecnologie differiscono per molteplici aspetti, in particolare quello dell’utilizzo di parti meccaniche per i dischi tradizionali contro la sola elettronica dei dischi allo stato solido. L’interfaccia di connessione resta esattamente la stessa, risultando trasparente per l’utente che ne fa uso, ma le implicazioni che comporta un’architettura fatta di chip di memoria flash sono ben altre e tutte afferenti ai succitati argomenti.

Un disco SSD ha un costo per gigabyte di dati che è in grado di memorizzare decisamente più elevato di quello di un disco tradizionale. Negli ultimi articoli redatti qualche giorno fa abbiamo rilevato che la differenza è ancora pari ad almeno un ordine di grandezza.

Se sul prezzo difficilmente possiamo intervenire per trarne qualche vantaggio, diverse sono invece le possibilità legate alle performances ed all’affidabilità. Per esempio Intel, uno dei maggiori produttori di SSD forte della sua lunga esperienza nel settore delle memorie flash, offre diversi tool di ottimizzazione dei suoi dischi SSD, funzionanti con sistema operativo Windows 7 e raccolti all’interno della suite SSD Toolbox . Questi possono essere utili per mantenere il disco sempre in forma, affermazione che intendiamo verificare con questo articolo.


L’interfaccia della suite Intel SSD Toolbox

L’SSD Toolbox versione 2.0 è compatibile con gli SSD di casa Intel di attuale e precedente generazione, serie X18, X25, 310, 320 e 510 configurati in modalità single disk. Offre supporto, ma limitatamente alle informazioni di base e SMART, anche per dischi rigidi e SSD di altri produttori. Gli strumenti software inclusi nella suite sono:

  • Intel SSD Optimizer : permette di ottimizzare le prestazioni del disco SSD utilizzando la funzionalità Trim per rimuovere i dati cancellati dalla memoria flash
  • System Configuration Tuner : serve a controllare la propria configurazione di sistema ed impostare i migliori parametri per ottenere elevate performance, efficienza nei consumi e durata nel tempo
  • Secure Erase : è un tool per rimuovere permanentemente tutti i dati dal disco SSD
  • View drive information : questa voce permette di controllare le informazioni relative al tipo di disco e funziona sia con modelli SSD di casa Intel che con altri tipi di disco rigido o allo stato solido di altri produttori
  • Check SMART attributes : la tecnologia SMART (Self-Monitoring, Analysis, and Reporting Technology) permette di conoscere in tempo reale lo stato del disco grazie al controllo costante di alcuni attributi. Questa voce del menu dell’Intel SSD Toolbox è utile per controllare tali attributi ed avere un report in tempo reale sullo stato di salute del disco installato nel sistema
  • Run fast diagnostic scan e Run full diagnostic scan : queste voci permettono di controllare le funzionalità di base e le funzionalità di lettura e scrittura del disco SSD

Dopo che avrete installato ed avviato l’SSD Toolbox, troverete uno specchieto con un elenco di tutti i dischi presenti nel sistema. Per quelli compatibili, ovvero per gli SSD Intel, troverete tutte le voci attivate mentre per quelli di altri marchi saranno disponibili solo le due voci per vedere le informazioni di base del disco e gli attributi SMART.

Gli strumenti maggiormente interessanti, in quanto dovrebbero far leva sulle prestazioni e sull’affidabilità del disco SSD, sono quelli nascosti sotto il tasto “Intel SSD Management Tools”.


Tutti gli strumenti

La voce Intel SSD Optimizer esegue un’operazione di Trim sul disco. I vantaggi che si ottengono sono legati al modo in cui in un disco SSD sono gestite le operazioni di scrittura. Anche senza voler scendere troppo nei dettagli tecnici, quando il disco è nuovo e sulle celle non sono mai stati scritti dati, il controller completa la scrittura di un dato con una sola operazione che rappresenta appunto quella di scrittura.

Dopo un certo periodo di utilizzo, invece, alcune celle del disco SSD sono state scritte ed in seguito cancellate con un’operazione che non le svuota realmente: un’operazione di scrittura su una cella cancellata di un SSD comporta dunque il mettere in atto due fasi, una prima di cancellazione per svuotare la cella degli elettroni in essa presenti ed una seconda che è quella solita della scrittura del dato. Le tecniche di Trim non fanno niente altro che reimpostare le celle in cui non ci sono dati al loro valore originario.

Comunque sia, se state utilizzando un sistema operativo Windows 7 con il driver standard Microsoft AHCI, la funzionalità di Trim è implementata ed attiva di default e dunque non è necessario avviare l’Intel SSD Optimizer. Potete verificare lo stato della funzione Trim con un comando. In Windows 7 avviate la console con i privilegi di amministratore e poi eseguite:

fsutil behavior query DisableDeleteNotify

Se il valore di DisableDeleteNotify è 0 allora la tecnologia Trim è attiva.


Verifica della modalità TRIM

Se però sul vostro computer avete installato il driver Intel Matrix Storage Manager versione 8.x o quello Intel Rapid Storage Technology versione 9.5 o precedente, la funzionalità Trim  non è implementata ed il tool Intel SSD Optimizer vi permetterà di eseguirla (Intel raccomanda di avviare il comando una volta alla settimana e per questo ha anche inserito una utility di scheduling).


Controllo delle ottimizzazioni

La voce System Configuration Tuner fornisce utili consigli su come impostare al meglio il sistema per far si che un disco SSD possa offrire i suoi migliori servizi. Quattro sono le impostazioni che dovrete regolare per ottenere prestazioni superiori e maggiore affidabilità:

  • Superfetch/Prefetch : nei sistemi operativi Microsoft di ultima generazione è stata integrata una tecnologia nota come Superfetch (Prefetch in Windows XP) che tiene traccia delle applicazioni che usate maggiormente e le copia in backgroud dal disco alla memoria centrale del sistema per ridurre i tempi di caricamento. Con un disco SSD non è più necessario creare questa cache di dati che potrebbe risultare addirittura controproducente, visti i tempi di caricamento offerti da questi dispositivi.
  • ReadyBoost : questa tecnologia è presente solo nei sistemi operativi Windows Vista e Windows 7 (in questo secondo caso è parte integrante della tecnologia Superfetch) e permette di utilizzare una qualunque memoria flash connessa al sistema come cache disco, compresa la cache dei dati Superfetch. Anche questa può essere disattivata in presenza di un disco SSD.
  • DIPM : la tecnologia DIPM o Device Initiated Power Management permette al disco stesso di effettuare la gestione della corrente della connessione SATA. Il disco sa bene quanto può durare un comando specifico e quanto tempo è necessario ancora per il suo completamento, dunque è anche in grado di ottimizzare al meglio gli assorbimenti tenendo attiva l’alimentazione quando serve.
  • Defragmenter : le noiose operazioni di deframmentazione non sono più necessarie sui dischi allo stato solido, anzi dovrebbero essere completamente evitate per allungare la vita del prodotto. La deframmentazione permette ai dischi tradizionali di offrire prestazioni migliori in quanto ordina in maniera consecutiva i blocchi di dati di una stessa applicazione evitando inutili e continui spostamenti della testina meccanica quando, ad esempio, viene avviato un software. Con i dischi SSD non ci sono spostamenti meccanici ed i tempi per leggere un qualunque indirizzo di memoria sono indipendenti dalla posizione attuale. Windows 7 e Windows Vista permettono di disattivare la deframmentazione del disco mentre Windows XP non lo permette: assicuratevi perciò che non venga eseguita in automatico.

Tutti i passi effettuati

Abbiamo effettuato alcuni test prima delle ottimizzazioni e dopo le ottimizzazioni utilizzando un disco Intel SSD 320 da 300GB ed un sistema basato su:

  • Scheda madre Sapphire 890GX AM3
  • Processore AMD Phenom II X3 720
  • Memoria 8GB DDR2 1333 (4GB x 2)
  • Disco di sistema WD 160GB 7200RPM Serial ATA 2
  • Scheda video Integrata
  • Sistema operativo Windows 7 64-bit

Abbiamo utilizzato il software AS SSD per controllare sia le prestazioni sintetiche del disco che quelle effettive (il tool esegue la copia e la compressione di dati sul disco e ricavandone un valore in termini di banda dati).


Valori di banda rilevati prima delle ottimizzazioni


Valori di banda rilevati dopo le ottimizzazioni

Lo score principale di AS SSD denota un certo miglioramento grazie alle ottimizzazioni attivate. Notiamo, in particolare, una migliore risposta alle voci 4K-64Thrd (blocchi da 4K di dati distribuiti su 64 thread, capace di mettere a dura prova la tecnologia NCQ) e Access Time.


Valori di banda rilevati nelle operazioni di copia prima delle ottimizzazioni


Valori di banda rilevati nelle operazioni di copia dopo le ottimizzazioni

Nelle operazioni di copia di dati si ottengono vantaggi tangibili con un incremento medio di circa 15MB/s ed un risparmio, in termini di tempo, di circa 3 secondi (pari al 10 percento).


Valori di banda rilevati nelle operazioni di compressione prima delle ottimizzazioni


Valori di banda rilevati nelle operazioni di compressione dopo le ottimizzazioni

Differenze molto contenute quelle che invece rileviamo nella banda dati misurata durante le operazioni di compressione. Prima di effettuare il Trim manuale ed attivare le ottimizzazioni, il benchmark mostra un andamento ballerino della curva di lettura nella parte iniziale, ove probabilmente erano già presenti dei dati non validi.

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Pubblicato il
27 set 2011
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