Un ingegnere software di Google ha per sbaglio condiviso una dissertazione da 4.578 parole sui fallimenti della sua azienda: con pensieri particolarmente critici nei confronti di Google+ , l’ultimo tentativo in ordine di tempo di esordire nel settore dei social network da parte di Mountain View.
Steve Yegge si era sfogato con un lungo scritto destinato ad una cerchia interna a Mountain View, ma per uno sbaglio attribuito – ironia della sorte – alla sua non esperienza con Google Plus, l’ ha divulgato pubblicamente : “Google+ – scrive proprio sul social network – è il primo esempio del nostro completo fallimento nel capire le piattaforme dal più alto livello (ciao ciao Larry, Sergey, Eric e Vic) fino al più basso (ciao a te)”. La “regola d’oro”, spiega quindi, è quella di affidarsi al proprio “mangime”, mentre Google+ non sarebbe altro che un “ripensamento patetico” e “una reazione istintiva” al successo di Facebook.
Secondo Yegge, che cerca di fare un ragionamento su cosa manca al prodotto a cui sta lavorando, invece, Facebook ha successo non tanto perché ha un grande prodotto, quanto perché ha creato un’intera costellazione di prodotti lasciando fare il lavoro agli altri: il rilascio delle proprie API sarebbe il fattore di successo che manca a Google che ha esordito con il suo plus senza rilasciarne delle proprie o comunque con una prospettiva inversa, cioè reagendo alle necessità espresse dalla comunità, invece di lasciar nascere le soluzioni insieme alle domande direttamente dalla community .
Sempre con lo stesso metodo, d’altronde, Mountain View si è mossa ora per aggiungere le ultime novità introdotte a Google Plus: la possibilità di contrassegnare post con hashtag sul modello Twitter e quella di effettuare ricerche di messaggi aggiornate in tempo reale. Google, insomma, starebbe provando a rilanciare il suo servizio che dopo l’interesse creato prima del lancio ufficiale ha subito una flessione di pubblico e di utilizzo: ma come ha notato Yegge ancora non si riesce a creare una community attiva, cercando piuttosto di capire e risolvere tutto da sé.
Claudio Tamburrino