Il 6 ottobre l’utente MrAnonymousGuyFawkes ha pubblicato un video in cui intimava al gruppo di narcotrafficanti messicano Los Zetas di rilasciare un “Anonymous” (di nome e di fatto, dato che non viene specificata né l’identità della persona coinvolta né dettagli sul suo rapimento) tenuto da loro in ostaggio. Se questa richiesta non sarà esaudita entro il 5 novembre, continua il protagonista del video, saranno resi noti i nomi dei tassisti, dei giornalisti, dei politici e di chiunque sia in qualche modo legato al gruppo di narcotrafficanti , perché le autorità possano procedere all’arresto.
Il video è passato abbastanza sotto silenzio in Rete fino a quando, il 28 ottobre, il sito di global intelligence Stratfor ha pubblicato un’ampia analisi sulla questione. Lunedì 31 ottobre l’home page del sito di un ex-funzionario dello stato messicano di Tobasco , Gustavo Rosario è stata sostituita con una foto a tema halloweeniano e la scritta “Es Zeta” (fa parte di Los Zetas).
Solo pochi giorni fa Anonymous ha dichiarato guerra alle DarkNet e alla pedopornografia, ricevendo il plauso unanime degli utenti. Questa volta, però, la faccenda è molto più delicata e pericolosa . Con i media “messi a tacere” dalla paura, i cittadini messicani e i giornalisti si rivolgono sempre più alla Rete e ai social media per scambiarsi informazioni e condividere notizie, per cui non sorprende che il popolo dei blogger e degli attivisti online sia sempre più nel mirino dei narcotrafficanti : solo nell’ultimo periodo sono state uccise tre persone ritenute responsabili di usare Internet per diffondere informazioni sull’organizzazione criminale.
L’articolo di Stratfor avverte che portare avanti un’operazione simile comporterebbe enormi rischi , non solo per gli Anonymous ma in generale per chiunque venga sospettato di una qualche forma di collaborazione: chiunque venga identificato come colluso con gli Zeta – accuratamente o meno – subirebbe un’azione da parte delle bande rivali ancora prima che dal governo messicano e gli Zeta potrebbero rispondere sequestrando o uccidendo qualunque attivista, sia questi connesso o meno con gli Anonymous. Si entrerebbe in una spirale di spargimenti di sangue.
Rischi e pericoli di cui molti degli “affiliati” ad Anonymous sono in effetti consapevoli. Ancor più di sempre, data la gravità delle implicazioni, si ripropongono i problemi di quest’organizzazione estremamente liquida, oltre che anonima, in cui uno solo può parlare per tutti – facendo anche dichiarazioni, come questa, pericolose – senza che tutti siano effettivamente concordi. Così, prima su Twitter e poi sul gruppo Facebook degli Anonymous messicani, sono apparse diverse smentite : “Cari follower di questa pagina, attraverso questo mezzo Anonymous Mexico nega qualsiasi responsabilità sulla notizia dell’attacco a un sito che viene descritto coinvolto nel cartello (…) La nostra battaglia non è di questo tipo e i nostri ideali non sono in sintonia con questa operazione. La nota pubblicata in molti media elettronici è completamente falsa. Chiediamo il vostro supporto per diffondere questo comunicato”.
Per altri, invece, la battaglia, seppur rischiosa, è giusta e necessaria . Ad esempio, un post su Anonymous IberoAmerica: “Siamo spaventati? Sì. Temiamo per le nostre vite? Ovviamente. Nonostante questo, pensiamo sia tempo di dire basta . Andremo avanti con l’operazione perché le persone ci hanno chiesto di farlo”.
Milenio , quotidiano messicano che sabato notte ha pubblicato online un articolo dove si annunciava la chiusura dell’operazione, con i commenti di due esponenti di Anonymous, ha in effetti sottolineato che alcuni altri membri, di lingua inglese, sembrano non voler abbandonare la partita e sono ancora convinti di pubblicare le informazioni riguardanti collaboratori degli Zeta il 5 novembre. Come si legge in un tweet di un altro account di Anonymous, AnonymouSabu : “#OpCartel è più vivo che mai e come ho detto ad altri in privato, la guerra contro la corruzione è su entrambi i lati dello spettro. Stiamo per andare in GUERRA!”.
Elsa Pili