Wikileaks, artigli statunitensi su Twitter

Wikileaks, artigli statunitensi su Twitter

Accesso (senza mandato) garantito alla autorità per tre account Twitter ritenuti legati a Wikileaks. Una decisione pericolosa per la privacy dei cittadini della Rete
Accesso (senza mandato) garantito alla autorità per tre account Twitter ritenuti legati a Wikileaks. Una decisione pericolosa per la privacy dei cittadini della Rete

Il Tribunale della Virginia ha emesso una sentenza che preoccupa gli osservatori e le associazioni di diritti civili: in base ad essa il Dipartimento di Giustizia ( Department of Justice , DoJ) statunitense avrà accesso a tre account che secondo le autorità sarebbero legati a Wikileaks. Il giudice ha rifiutato altresì di riconoscere agli utenti anche il diritto di sapere se altre aziende ICT sono state obbligate come Twitter a dare accesso ai loro dati.

I tre account appartengono alla parlamentare islandese Birgitta Jonsdottir , all’ hacktivista Jacob Appelbaum e all’olandese Rop Gonggrijp. A loro supporto si erano schierati anche i gruppi che si occupano di diritti civili Electronic Frontier Foundation (EFF) e American Civil Liberties Union (ACLU)

La decisione conferma una sentenza emessa a marzo dallo stesso giudice federale della Virginia, in base alla quale il Dipartimento di Giustizia (DoJ) avrebbe potuto accedere agli account Twitter collegati direttamente a Wikileaks: l’obiettivo dell’ispezione era individuare i messaggi privati e gli indirizzi IP ad essi associati per cercare di dare un volto agli individui che, insieme a Julian Assange, hanno da ultimo imbarazzato Washington con la diffusione dei suoi cablogrammi diplomatici.

La gravità della nuova decisione va tuttavia oltre il suo effetto immediato: a preoccupare , secondo Jonsdottir, il fatto che una sentenza di questo tipo sembra affermare che “il governo degli Stati possa segretamente avere accesso a tutti gli account di utenti di servizi online ospitati negli Stati Uniti”.

Insomma, in seguito alla sentenza sembra uscire malconcia la normativa statunitense sulla privacy e sulla libertà di espressione : gli utenti potrebbero essere dunque portati a scegliere servizi ospitati da paesi con normative che possano offrire maggiore tutela.

Ne parla in questi termini il direttore legale di EFF Cindy Cohn: “Quando si usa Internet si pensa che le proprie conversazioni, i propri pensieri, le esperienze e le foto che si affidano alle aziende siano al sicuro”. Tuttavia, continua, “alla luce delle conclusioni della corte i dati raccolti da servizi come Twitter, Facebook, Skype e Google sono alla mercé di investigazioni senza mandato”.

L’accesso agli account Twitter è stato infatti concesso in base all’emendamento 18 USC 2703(d) dello Stored Communications Act che permette alle autorità di accedere a log di dati Internet senza dover portare necessariamente una motivazione come quella necessaria ad ottenere un normale mandato di perquisizione. Insomma, nel caso della situazione in esame sembra non essere necessario essere sospettati di un comportamento criminale per garantire alle autorità l’accesso al proprio account.

Secondo il giudice , nel momento in cui un utente decide di sottoscrivere un account “volontariamente” si abbassano le proprie aspettative in materia di privacy : gli utenti, insomma, “sapevano o avrebbero dovuto sapere che le loro informazioni relative agli IP erano soggette al controllo di Twitter, per questo dovrebbero avere un’aspettativa minore in materia di privacy per quanto riguarda questo tipo di informazioni. Soprattutto rispetto al loro consenso alle condizioni d’uso di Twitter e alla sua policy in materia di privacy”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 11 nov 2011
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