Volunia, il mistero di Marchiori

Volunia, il mistero di Marchiori

Un lancio in stile a stelle e strisce, con nebulose anticipazioni per creare attesa. Basterà la fama del creatore di HyperSearch a garantire il successo dell'ennesimo motore di ricerca?
Un lancio in stile a stelle e strisce, con nebulose anticipazioni per creare attesa. Basterà la fama del creatore di HyperSearch a garantire il successo dell'ennesimo motore di ricerca?

C’è il video, un sito che annuncia il lancio immininente, e un nome: nient’altro. Volunia , quello che a tutti gli effetti sembra essere un modo alternativo al search puro per esplorare il Web, è un progetto che ha alle spalle (tra gli altri) Massimo Marchiori : ovvero colui che con il suo lavoro su pagerank e collegamenti tra le pagine ha dato origine al filone di ricerca che ha ispirato anche i creatori di Google, Sergey Brin e Larry Page. Cosa farà davvero il nuovo Volunia, comunque, è un mistero.

Nel video di presentazione Marchiori si guarda bene dal dirlo. Lo definisce “un nuovo motore di ricerca”, salvo poi aggiungere che “non è un altro search engine” bensì “una visione nuova e radicale di cosa un motore di ricerca del futuro potrebbe essere”. Visto il lavoro di Marchiori nel campo dell’ ontologia del linguaggio per il W3C (è tra gli autori del linguaggio OWL ), si fa presto a pensare che il professore padovano abbia trovato un appiglio pratico per introdurre la semantica nel search generalista: ma, vista l’oscurità delle comunicazioni in arrivo, non è scontato.

Volunia è un prodotto pensato e sviluppato con logiche da startup anglosassone: ha un team che lo sviluppa in 12 lingue tra cui l’italiano, ha avviato una raccolta di adesioni per la beta privata che partirà tra qualche giorno, ed entro la fine del 2011 si avvia verosimilmente all’apertura al pubblico dopo 3 anni di lavoro sotto copertura (in gergo: stealth startup ). La strategia comprende anche, per l’appunto, le prime anticipazioni rilasciate col contagocce e le promesse di un prodotto “ambizioso” e rivoluzionario. Quanto basta, insomma, a far parlare di sé.

Peccato che, in passato, altri esperimenti partiti con promesse e premesse simili non abbiano avuto particolare fortuna. Cuil è uno degli ultimi esempi di questa tendenza a puntare forte su un search più capace degli altri: peccato che poi, alla prova dei fatti, dimostrare la rilevanza dei propri servizi sia tutt’altro che banale. Basti pensare al lavoro e al denaro che Microsoft sta riversando da anni in Bing: e, nonostante anni di sforzi, oggi Google raccoglie un pubblico vastissimo che a tutti gli effetti è una montagna non facile da scalare neppure per una multinazionale come quella di Redmond.

In altre parole: non basterebbe, probabilmente, un buon search per garantire a Marchiori e Volunia il successo. Occorrerà anche una galassia di servizi accessori (dall’advertising alla posta elettronica) che oggi rendono BigG il leader di mercato sia sul piano del fatturato che delle visite. Oppure gioverebbero le conoscenze giuste per garantire la presenza di Volunia sugli schermi degli utenti: basti pensare a ciò che sta provando a fare in questi giorni Trap.it , ovvero sfruttare il volano di Siri dentro iPhone (tecnologia gemella) per imporsi all’attenzione del pubblico. Tutte condizioni che oggi, al buio, nessuno è grado di affermare se Volunia avrà o meno.

Luca Annunziata

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Pubblicato il 16 nov 2011
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