SOPA, la rivolta del web

SOPA, la rivolta del web

I giganti della Silicon Valley contro le nuove misure antipirateria. Che attenterebbero alla stessa natura dell'universo connesso. Il chairman di Google Eric Schmidt parla di interventi draconiani. Si teme l'ondata censoria
I giganti della Silicon Valley contro le nuove misure antipirateria. Che attenterebbero alla stessa natura dell'universo connesso. Il chairman di Google Eric Schmidt parla di interventi draconiani. Si teme l'ondata censoria

Il vento di protesta ha ormai assunto la forza di un vero e proprio uragano. Nell’occhio del ciclone, la sede di Washington della U.S. House of Representatives , teatro della prima udienza sul famigerato Stop Online Piracy Act (SOPA). I principali protagonisti del web si sono così scagliati contro il senatore repubblicano Lamar Smith e il suo disegno di legge che vorrebbe abbattersi con violenza contro la pirateria online.

Giganti del calibro di Google, Yahoo! e Facebook . Ma anche le più svariate organizzazioni non profit come EFF, Public Knowledge e Fight For The Future . Le nuove misure ora al vaglio del Congresso rischierebbero seriamente di stravolgere la stessa natura del web, nell’estremo tentativo di porre fine alla massiva violazione del diritto d’autore made in USA .

È stato il chairman di Google Eric Schmidt a parlare di una proposta di legge “draconiana”, che vorrebbe obbligare i vari fornitori di servizi Internet a spazzar via centinaia di spazi web. Un vero e proprio attentato ai tradizionali meccanismi di funzionamento della rete. O, nelle parole di EFF , una seria minaccia alle attività del sistema noto come Domain Name System (DNS) .

Le misure proposte dal SOPA – insieme a quelle del già noto Protect IP Act (PIPA) – garantirebbero al Dipartimento di Giustizia statunitense la facoltà di costringere i singoli ISP a bloccare a mezzo DNS tutti gli spazi votati all’illecito . Ma anche di obbligare i motori di ricerca ad eliminare qualsiasi risultato verso i domini in violazione del copyright.

Negli Stati Uniti si è ora celebrato l’ American Censorship Day , che ha chiamato a raccolta colossi del web, testate specializzate e organizzazioni non profit. Uno dei partecipanti è Mozilla Foundation, finita nel mirino delle autorità nazionali per non aver rimosso un’estensione chiamata MAFIAA Fire . Ovvero un plug-in che permette agli utenti del browser di aggirare i blocchi ordinati dagli agenti federali.

La software house non è ovviamente l’unico bersaglio del temuto SOPA. Il senatore texano Lamar Smith ha già accusato Google di aver lucrato sui risultati di ricerca in violazione del copyright. Ma anche attraverso annunci pubblicitari relativi a farmaci importati da paesi vicini come il Canada .

Gli alti rappresentanti dell’industria dei contenuti sono stati ricevuti a Washington per illustrare la propria visione: misure legislative come PIPA e SOPA, sostengono, riuscirebbero a salvare l’economia statunitense, garantendo ai cittadini un numero maggiore di posti di lavoro . Proprio perché la pirateria attenterebbe al settore più vibrante e redditizio.

Diverso il parere di un gruppo di docenti universitari a stelle e strisce, tutti specializzati in materie legali. Il settore più vibrante sarebbe quello del commercio su Internet, ora minacciato dalla scure mostrata dal legislatore . SOPA costituirebbe inoltre una violazione del Primo Emendamento della Costituzione. La battaglia sembra solo all’inizio.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
17 nov 2011
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