Anonymous e il sacco di Natale

Anonymous e il sacco di Natale

Trafugati 200 GB di dati appartenenti ai clienti della società texana Statfor Global Intelligence. Soggetti che si spacciano per Anonymous hanno sfruttato le carte di credito per donare quasi 1 milione di dollari ad organizzazioni umanitarie
Trafugati 200 GB di dati appartenenti ai clienti della società texana Statfor Global Intelligence. Soggetti che si spacciano per Anonymous hanno sfruttato le carte di credito per donare quasi 1 milione di dollari ad organizzazioni umanitarie

A confermarlo sono stati alcuni micropost cinguettati su Twitter da un account che fa riferimento all’ormai celebre collettivo hacker Anonymous. Circa 200 GB di dati sono dunque sfuggiti al controllo di Statfor Global Intelligence , think tank texano specializzato in sicurezza informatica. Svariate migliaia di informazioni personali appartenenti ai clienti della security company di Austin, pubblicate online attraverso i link abbreviati sulla piattaforma social.

Indirizzi fisici e di posta elettronica, password, dati relativi a circa 4mila carte di credito . Soggetti che si definiscono Anonymous, probabilmente appartenenti alla frangia Antisec , sembrano aver sfruttato la banale noncuranza dei tecnici di Statfor, che non avrebbero sottoposto a cifratura l’ingente mole di informazioni appartenenti ai suoi clienti . Tra questi, l’Esercito statunitense e il Dipartimento di Polizia di Miami.

E il gruppo hacker avrebbe usato i dati trafugati per effettuare donazioni di massa nel periodo natalizio: quasi 1 milione di dollari elargito in beneficenza ad organizzazioni come la Croce Rossa e Save The Childern . Stando alle ricevute postate online da Anonymous, i versamenti silenti sarebbero partiti dagli account di alcuni dipendenti del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale.

I vertici di Statfor hanno ora deciso di spegnere i server e dunque di mettere offline il sito ufficiale della società. In un messaggio di posta elettronica, la security company texana ha annunciato la cyber-offensiva a tutti i suoi utenti. Il CEO George Friedman ha dunque sottolineato come la stessa società abbia avviato un’inchiesta per identificare i responsabili.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
27 dic 2011
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