Una campagna di marketing via Twitter condotta da McDonald’s ha preso una piega spiacevole per l’azienda statunitense che ha visto un hashtag creato per raccontare bei record legati ai suoi locali e ai suoi prodotti diventare un punto di raccolta per tutte quelle storie e quegli incidenti che avrebbe voluto invece dimenticare.
Per chi ha sempre pensato che Ronald McDonald avesse troppi punti di contatto con il pagliaccio di IT, per chi ha sempre considerato il motto del fast food “Succede solo da McDonalds” fin troppo ambiguo e per chi non ama in generale hamburger e fast food, la storia dell’hashtag #McDStories ha un valore emblematico: rappresenta con facilità come le buone intenzioni possano essere trasformate velocemente in orrori da gustare.
Tutto è iniziato quando McDonald’s ha lanciato una campagna per raccontare la freschezza dei suoi ingredienti : all’inizio accompagnata dall’hashtag #MeetTheFarmes , presto si è deciso di impiegare anche il più generico #McDStories , nella speranza che tweet sponsorizzati e racconti di clienti felici avrebbero potuto creare un buon ritorno per il suo nome.
L’intenzione era infatti quella di sottolineare le belle storie che si accompagnano alla catena di produzione e ai ristoranti, ed in effetti all’inizio tutto è andato bene creando anche un discreto flusso di Tweet.
Tuttavia dopo qualche ora la conversazione legata all’hashtag è iniziata a degenerare anche per la genericità e la possibilità di usare #McDStories ironicamente: anche se McDonald parla di una percentuale irrilevanti di cinguettii controcorrente , l’attenzione degli osservatori è stata attratta dai racconti di brutte sorprese trovate nei panini addentati nei fast food e di altri episodi molto poco appetibili.
Per questo, e anche se parla di numeri sostanzialmente favorevoli, McDonald’s ha presto accantonato l’hashtag compromesso, riconoscendo che “non tutto è andato come desiderato”.
Claudio Tamburrino