Megaupload, Dotcom resta in manette

Megaupload, Dotcom resta in manette

Negata la libertà su cauzione al founder del mega-impero. Mentre in Olanda è stato arrestato un altro collaboratore. Si fa strada una teoria del complotto. Mentre in Spagna fanno causa all'FBI
Negata la libertà su cauzione al founder del mega-impero. Mentre in Olanda è stato arrestato un altro collaboratore. Si fa strada una teoria del complotto. Mentre in Spagna fanno causa all'FBI

Notizie pessime per Kim Dotcom: nessuna cauzione potrà liberare in via temporanea il founder di Megaupload. A deciderlo è stato il giudice neozelandese David McNaughton, che ha sottolineato come lo stesso Dotcom possa darsi alla fuga per evitare il processo d’estradizione in terra statunitense .

Vibranti proteste da parte del legale del founder del mega-impero, che resterebbe innocente e soprattutto non avrebbe alcuna intenzione di diventare un latitante. Mentre le autorità statunitensi hanno messo le mani sul cittadino estone Andrus Nomm, arrestato dalla polizia olandese e ora sospettato di attività criminose sulla piattaforma di file hosting .

L’avvocato di Dotcom, Ira Rothken, ha subito annunciato ricorso per ottenere la tanto sospirata libertà su cauzione. Ribadendo quanto già affermato in precedenza: le attività di Megaupload sarebbero del tutto simili a quelle di YouTube , vittorioso in aula dopo l’affondo del conglomerato di media Viacom.

Secondo Rothken, gli Stati Uniti avrebbero intrapreso “tattiche alla James Bond”, una minaccia allo sviluppo di una società libera e democratica. Sarebbe stata più giusta una causa civile per violazione del copyright , senza “elicotteri e armi” per chiudere un business prima di stabilirne l’effettiva legalità.

A scegliere la causa civile sono stati invece i rappresentanti del Partito Pirata catalano: migliaia di cittadini spagnoli avrebbero perso i propri file (legali), con l’FBI in evidente violazione degli articoli 197 e 198 – appropriazione indebita di dati personali – del codice penale in terra iberica.

Stando ai pirati catalani, la violazione dei diritti degli utenti sarebbe di fatto più grave della tutela del copyright online. Dal momento che i contenuti ospitati su Megaupload restano a disposizione su svariate altre piattaforme del web . Ma c’è chi ha ipotizzato un movente diverso per l’offensiva federale al mega-impero.

Una curiosa teoria del complotto si è fatta strada online: le autorità di Washington avrebbero agito su pressione dell’industria – e fin qui nulla di nuovo sotto il Sole – in vista del lancio imminente della piattaforma Megabox. Un servizio musicale in stile iTunes che avrebbe dovuto vedere la luce in questo 2012 .

La nuova sfida di Dotcom ha dunque allarmato l’industria della musica, in particolare per le modalità di compensazione previste da Megabox. Agli artisti sarebbe andato il 90 per cento dei guadagni dai download degli utenti . Una cifra mostruosa, che avrebbe probabilmente messo in ginocchio i grandi protagonisti della distribuzione “tradizionale”.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
25 gen 2012
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