Symantec, estorsione per il codice rubato

Symantec, estorsione per il codice rubato

Emergono nuovi dettagli sulla faccenda del codice sorgente rubato dai server Symantec: Anonymous, o chi si spaccia per tale, avrebbe provato a estorcere 50mila dollari
Emergono nuovi dettagli sulla faccenda del codice sorgente rubato dai server Symantec: Anonymous, o chi si spaccia per tale, avrebbe provato a estorcere 50mila dollari

L’intrigo del codice sorgente rubato a Symantec si fa sempre più complesso e (potenzialmente) più imbarazzante per la security enterprise statunitense: l’ultima novità è il presunto tentativo di estorsione da parte di soggetti che si dichiarano affiliati ad Anonymous e l’altrettanto ipotetica volontà di Symantec di pagare il riscatto . Un tanto al mese, però.

Una nuova serie di email pubblicate online descrivono le comunicazioni intercorse tra tale “Anonymousabu” (“portavoce” del collettivo Anonymous) e Symantec, con il primo che chiede 50.000 dollari per restituire il codice sottratto senza disperderlo ai quattro venti in rete.

Apparentemente Symantec avrebbe accettato di fare lo scambio (soldi per la riconsegna del codice con la promessa di non distribuirlo online), ma solo a patto di versare il denaro richiesto in diverse tranche mensili. Dopotutto Anonymous avrebbe sempre avuto il vantaggio di poter rilasciare il codice in caso di mancato rispetto dei patti, spiega Symantec nelle email.

Ma la storia si è evoluta in maniera diversa: Anonymous ha ora pubblicato il codice sorgente rubato (su The Pirate Bay e Pastebin), e Symantec è stata costretta ad ammettere la veridicità delle email pubblicate – spiegando che si trattava (e si tratta ancora) di un’indagine guidata dalle autorità e non certo della reale volontà di collaborare con i cracker che l’hanno colpita.

“Le comunicazioni con la persona che sta provando a estorcere il pagamento a Symantec erano parte di indagini della polizia” spiega, e visto che le indagini sono ancora in corso, per il momento Symantec “non rivelerà nulla riguardo alle agenzie investigative coinvolte”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
7 feb 2012
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