Si concretizza l’idea di “cabina di regia” introdotta dal Governo Monti con il decreto Semplificazioni per guidare (o meglio rilanciare) l’Agenda Digitale italiana: la prima seduta è stata fissata per giovedì, e partirà dalla necessità di nuove infrastrutture e dell’ alfabetizzazione informatica .
Secondo le statistiche da cui parte il Governo, infatti, circa il 40 per cento degli italiani si trova in una situazione di digital divide definito “volontario” : in pratica non utilizza Internet perché non ne vede l’utilità. A questi bisogna poi sommare quel 6 per cento di italiani che ancora risultano del tutto sprovvisti di qualsiasi tipo di connessione. Questo dovrebbe però altresì significare che, per il momento, le priorità del Governo non saranno fibra e reti di nuova generazione .
Il piano in generale, poi, è stato definito “open data” in quanto prevede la realizzazione di un’amministrazione pubblica trasparente ed efficiente che sfrutti le risorse del cloud computing per la condivisione di dati e risorse e l’adozione di standard “aperti e interoperabili”, come ha detto l’attuale ministro dell’Istruzione con delega per l’attuazione dell’Agenda Digitale Francesco Profumo.
Il ministro, in particolare, ha detto no alle soluzioni “chiuse, proprietarie e idiosincratiche a determinati ambienti tecnici o a dispositivi specifici”. Si è preso il tempo per spiegare che il concetto di open data va oltre alla semplice intenzione di rendere disponibili i dati online: parte piuttosto dal principio che questi devono essere liberamente scaricabili in formati accessibili dagli utenti che in questo modo li possano “lavorare”.
La nuova strada, annunciata ma che gli osservatori sperano si riveli più concreta di tutte quelle che l’hanno preceduta, verrà intrapresa a partire dalle scuole. A seguire saranno sanità e pubbliche amministrazioni.
Dal punto di vista finanziario Profumo elenca diverse modalità di finanziamento (a partire dalla Cassa Depositi e Prestiti), con obiettivi diversi per ogni regione e un primo bando da 200 milioni che parte da 8 regioni del Sud. Un ruolo fondamentale dovrà essere svolto poi dai privati, per cui il Governo parla di un supporto a tante startup tecnologiche che, dice, “nasceranno, se saremo bravi, con un po’ di capitale di rischio che stiamo trovando”: situazioni che si augura possano sfociare in aziende solide e nuovi distretti industriali.
Un punto su sui preme anche il consigliere del ministro Mario Calderini in una sua intervista al Corriere delle comunicazioni : “La vera novità consiste nel fatto che l’Agenda digitale è stata finalmente inserita in un contesto di sviluppo dei territori, pensato per rilanciare imprenditorialità e occupazione, organico allo sviluppo di tutto il sistema paese. Ovviamente questo non vuol dire che non verranno portate a compimento le iniziative avviate finora, ma solo che verranno rese organiche a una vision strategica che fa delle smart community uno dei pilastri della crescita”.
“Anche qui – specifica Profumo tornando su un tasto caro al Governo Monti – serve una svolta culturale: il nostro ruolo è formare bravi cittadini del mondo che fra le altre cose siano capaci non di trovarsi un lavoro, ma di creare lavoro”.
Claudio Tamburrino