L’attesa che si genera intorno alla presentazione di nuovi prodotti Apple è diventata ormai un rituale che si consuma attraverso un procedimento quasi standard. Molti mesi prima iniziano rumor in grado di dire tutto e il contrario di tutto (l’argomento “rumor” rilancia le visite dei siti), si stimano date a ripetizione per il lancio del prodotto (un po’ come in una danza della pioggia in cui tutti ballano finché piove, e a nessuno viene in mente che la danza funziona semplicemente perché si continua a ballare finché l’evento si è presentato), e infine ci si divide in due dopo il lancio: da un lato quelli che plaudono sempre e comunque, dall’altro quelli che si lamentano sempre e comunque.
In mezzo sfumature indefinite di chi crede che un prodotto sia migliore o peggiore semplicemente in base al fatto che abbia incrementato o meno la numerazione del nome. Per tentare di fugare ogni possibile discussione in merito, Apple ha deciso di eliminare ogni numero dal nome del nuovo iPad, scelta quantomeno inconsueta ma che rientra in una logica di definizione di prodotto che lo avvicini maggiormente ai Mac, che non hanno alcuna numerazione.
Al di là delle questioni sul nome, l’evento di presentazione del nuovo iPad è stata una delle migliori dimostrazioni di questo rituale: i primi annunci risalgono addirittura allo scorso autunno, anzi, ancora prima, perché nell’autunno del 2011 ci sarebbe dovuto essere il lancio di iPad 3 con display Retina, o perlomeno questo è quello che pensavano i delusi di iPad 2, quelli che avrebbero voluto lo schermo ad altissima risoluzione un anno fa (quanto tecnicamente non era ancora disponibile, e probabilmente nemmeno gestibile a livello di potenza del processore). Tra indiscrezioni, mockup, foto di pezzi di ricambio più o meno ufficiali (forse trafugati da qualche magazzino), notizie frammentarie dei fornitori delle singole parti (da prendere sempre con le pinze) e le immancabili nuove custodie, si è così giunti all’annuncio ufficiale del 7 marzo. Ma anche questo non è bastato a placare dicerie e supposizioni, perché la foto dell’invito mostrava un pezzo di iPad senza tasto home, dettaglio che ha scatenato ulteriori inutili discussioni in merito (con tanto di misure sulle distanze tra le icone del dock o la loro corrispondenza con l’immagine di sfondo, per capire se iPad potesse veramente aver perso l’unico tasto fisico a disposizione).
In ogni caso, giunta l’ora dell’evento Tim Cook ha presentato al mondo il nuovo iPad rispettando in tutto e per tutto le aspettative: processore grafico quad-core per gestire al meglio il Retina Display da 2048×1536, fotocamera posteriore da 5 Mpixel (ma senza flash) con capacità di registrazione di video a 1080p, connettività LTE, stessa autonomia, e stesso prezzo di iPad 2 (che resterà in vendita a un prezzo ribassato). Inoltre, anche Apple TV è stata aggiornata con un nuovo modello dotato di processore A5 single core (quindi di potenza inferiore rispetto ad iPad 2 e iPhone 4S) e uscita video fullHD, a differenza del modello precedente che offriva solo un’uscita video 720p. Infine, l’atteso aggiornamento di iOS alla versione 5.1, passo quasi obbligato per supportare il nuovo hardware, è occasione per correggere qualche bug e inserire qualche nuova funzionalità (per esempio il linguaggio giapponese in Siri, la possibilità di dettare del testo nelle lingue conosciute da Siri, il riconoscimento facciale multiplo per la fotocamera e altri piccoli dettagli). Restando sul software c’è stato l’aggiornamento di numerose applicazioni, tra cui Garageband (che acquista la possibilità di sincronizzare più dispostivi per suonare contemporaneamente diversi strumenti) e iMovie , ma la novità maggiore è la comparsa di iPhoto in versione iOS, una versione che ha ben poco da invidiare alla controparte per Mac e che evidenzia in modo chiaro la volontà di Apple di spingere iPad come fulcro della cosiddetta “era post-PC”.
Tirando le somme, quanto è innovativo il nuovo iPad? Sicuramente un display a risoluzione così elevata accontenterà chi lo utilizza per leggere, nonostante e-ink sia considerata ancora la tecnologia migliore per leggere a lungo senza stancare la vista. Del processore, onestamente, credo che non debba importare più di tanto il fatto che sia un A5X piuttosto che un A6: l’importante è che fornisca prestazioni adeguate al sistema e alle applicazioni, senza penalizzare l’autonomia; non è ancora chiaro se l’Apple A5X sfrutti già l’ architettura Macroscalar recentemente brevettata da Apple, ma è lecito pensare che questa novità verrà introdotta da Apple solo nelle prossime generazioni di processori.
Se dal punto di vista dell’hardware c’è poco da dire (o ridire), dal punto di vista del software iOS 5.1 non aggiunge molto al sistema che già conosciamo, né va ad implementare quelle funzionalità che ancora mancano e che rendono quasi d’obbligo, per esempio, l’utilizzo di App di terze parti per gestire più liberamente lo scambio dei documenti tra le varie applicazioni (per esempio utilizzando Phone Drive e Dropbox). C’è anche da dire che iOS 5.1 non è e non vuole essere una major release, quindi non è detto che iOS 6 (già intravisto in circolazione) non possa portare aria nuova anche sotto questo aspetto, e magari dare anche una maggiore libertà di gestione delle proprie librerie su iOS. Per gli utenti italiani inoltre c’è qualche cruccio in più legato al lancio in differita (anche se ritardato di una sola settimana) e alla mancata integrazione della lingua italiana in Siri, integrazione che comunque è prevista entro il 2012.
Domenico Galimberti
blog puce72
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