La Corte di Giustizia Europea ha dato ragione ai dentisti, nel caso che ha visto la Società Consortile Fonografici (SCF) adoperarsi per battere cassa per la musica d’ambiente diffusa nelle sale d’attesa.
SFC gestisce in Italia la raccolta e la distribuzione dei diritti per conto dei produttori fonografici e degli artisti interpreti ed esecutori e aveva deciso di inquadrare nel suo mirino studi dentistici che alleggeriscono le attese con musica d’ambiente, accusati di violazione della legge italiana 633/1941 sul diritto d’autore.
In particolare, al dentista torinese Marco Del Corso era giunta una richiesta di circa 25mila euro, somma a cui si sarebbe arrivati in 10 anni di musica di sottofondo diffusa nella propria sala d’aspetto e non retribuita . Nella causa che, conseguentemente, lo vede contrapposto a SFC, ha ricevuto l’appoggio dell’Associazione Dentisti Italiani.
A dar ragione alla collecting society era stato inizialmente l’avvocato generale della Corte di Giustizia Europea Verica Trstenjak, che aveva stabilito la liceità della richiesta di retribuzione nei confronti del professionista che “installa nella sua sala d’aspetto un apparecchio radio mediante il quale rende udibile ai pazienti una trasmissione radiofonica”.
Tale parere, tuttavia, non era vincolante ai fine della decisione finale che, in effetti, si è poi da essa discostata chiarendo che, in base alla normativa europea, la diffusione di una trasmissione radio nello studio privato di un dentista non rientra nel concetto di “comunicazione al pubblico”.
La sentenza è costretta poi a perdersi in una serie di considerazioni e chiarimenti quasi surreali: deve spiegare, confutando la tesi dell’accusa, che i pazienti di uno studio dentistico non rientrano nella definizione di pubblico ; che il sistema logico di appuntamenti dal dentista non fa concentrare un elevato numero di persone che invece si accavallano nel corso della giornata, non sentendo tutti la stessa canzone. Infine, è costretta a sottolineare che lo scopo della visita dal dentista è esclusivamente quello della cura dei denti e in questa (il vero oggetto del guadagno del dentista) non rientra la fruizione dei programmi radiofonici e dunque non si configura lo scopo di lucro.
Claudio Tamburrino