Era riuscito a salvarsi solo in extremis, dopo la scure mostrata dalla manovra finanziaria dell’agosto 2011. Il sistema Sistri per il tracciamento elettronico dei rifiuti sembra ora pronto ad entrare a pieno regime nel prossimo 30 giugno , come ribadito dall’AD di Selex Service Management Massimo Veltroni – l’azienda del gruppo Finmeccanica che ha realizzato il sistema – nel corso di un intervento al Forum PA .
Lo stesso Veltroni ha spiegato che i test effettuati sul sistema non hanno fatto registrare anomalie tecniche, persino con un carico di dati 4 volte superiore a quello che Sistri dovrebbe sopportare . “Dal punto di vista tecnico siamo pronti già dal 2010 – ha continuato Veltroni – non ci aspettiamo sorprese, anche se ovviamente un sistema complesso come questo avrà bisogno di un po’ di rodaggio”.
“Il 30 giugno il Sistri deve partire e noi vogliamo sapere se tutto funziona correttamente”, ha fatto eco il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. “Abbiamo chiesto a DigitPA , che dipende dal ministero della Ricerca, di avere una conferma tecnica sul funzionamento del sistema”. Lo stesso Clini ha poi ricordato l’invio di un decreto al Consiglio di Stato per la riduzione del carico del Sistri sulle piccole imprese .
E quanto peserà sulle singole aziende il sistema di tracciabilità previsto dal governo? “C’è stata una vera e propria disinformazione – ha continuato Veltroni – ad esempio si è detto che il sistema costa molto, ma in realtà fa risparmiare le imprese fino al 70 per cento, visto che quello cartaceo usato ora costa loro 800 milioni di euro l’anno. Capisco la naturale reticenza a essere tracciati, ma il Sistri avvantaggerà gli imprenditori onesti”.
C’è chi ha però sottolineato come il costo del sistema – stimato in circa 60/70 milioni di euro all’anno – vada a ricadere in toto alle imprese. Mentre Giorgio Guerrini, attuale presidente di Confartigianato, ha ricordato che negli ultimi due anni più di 325mila imprenditori italiani hanno speso circa 70 milioni di euro per iscriversi al sistema , per acquistare oltre 500mila chiavette USB e 90mila black box. “Risultato: il Sistri non è mai partito”.
“I motivi della mancata attuazione sono le procedure complicate e costose, i problemi e ritardi nella distribuzione dei dispositivi USB e nell’installazione delle black box, i malfunzionamenti dovuti a difetti strutturali nell’hardware e nel software, i continui correttivi legislativi e procedurali”, ha proseguito Guerrini.
E un’inchiesta apparsa sul sito GreenBiz ha puntato il dito contro Finmeccanica, che avrebbe già usufruito di due anni di tassa per un valore di circa 100 milioni di euro . Per un sistema mai decollato.
“A chi dice che Finmeccanica lucra sulle spalle del ministero dell’Ambiente, rispondo che se il sistema non viene usato ci rimette Finmeccanica – ha replicato Veltroni – Nel 2010 gli operatori hanno pagato quote per 70 milioni, nel 2011, con i primi rinvii, le quote pagate sono state pari a 30 milioni. Nel 2012 le quote non sono state pagate per nulla e sono state rinviate. E di conseguenza il ministero non ci ha pagato”.
Mauro Vecchio