Nomine AGCOM/ La parola ad Alessandra Poggiani

Nomine AGCOM/ La parola ad Alessandra Poggiani

Per interpretare il nuovo mercato della comunicazione l'Autorità non dovrà essere guidata da immigrati digitali. E in ogni caso i commissari dovranno fare i tecnici e non i politici, in tutti i casi (diritto d'autore compreso)
Per interpretare il nuovo mercato della comunicazione l'Autorità non dovrà essere guidata da immigrati digitali. E in ogni caso i commissari dovranno fare i tecnici e non i politici, in tutti i casi (diritto d'autore compreso)

Continua la serie di interviste ai potenziali commissari AGCOM. È ora il turno di Alessandra Poggiani, docente di interfacce, sistemi e contenuti per le nuove tecnologie presso la Facoltà di Scienze Sociali de La Sapienza di Roma e visiting professor di Economia Digitale alla Business School dell’Imperial College di Londra. Il suo CV completo è disponibile all’indirizzo manafactory.it .

Punto Informatico: Quattro commissari per la corsa agli uffici di Via Isonzo. Dopo 15 anni, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha ormai guadagnato un ruolo da protagonista nella gestione dei settori TV/TLC. Una responsabilità cruciale per gli sviluppi futuri del Belpaese. Una domanda semplice: perché ha deciso di auto-candidarsi?
Alessandra Poggiani: Otto giorni fa mi trovavo a Londra per lavoro quando il telefono ha iniziato a cinguettare aggiornamenti Twitter che mi citavano. Ho controllato e il primo diceva #donnagcom ha un nome: @la_pippi . Nell’arco di poche ore, era partita una campagna spontanea al grido di #appoggiamolapoggiani . Ci ho sorriso, a dire il vero. Poi mi hanno chiamata dicendomi che era tutto vero. Una volta rientrata a Roma, mi sono detta “perchè no?”.
Soprattutto mi interessa mettermi al servizio di un principio: il principio è la necessità di selezione basata su regole, criteri e competenza, prima ancora della rappresentanza di genere (che è comunque importante), le “quote rosa” che poi sono state lo spunto della campagna su Twitter. Riflettendoci oggi, se è vero che sono arrivati centinaia di CV, il segnale da cogliere non è quello di affidare alla Rete le decisioni, quanto quello, ben più importante per questo paese, che in questi anni è cresciuta una generazione preparata e attenta e più europea. La generazione di Erasmus, cittadina del mondo anche attraverso l’apertura che il digitale ha permesso. Una generazione che è presente sulla Rete in quanto spazio libero e pubblico di dibattito democratico. Da questi spazi, se ascoltati, possono nascere solo buoni spunti.

PI: Come sottolineato dal Presidente della Camera Gianfranco Fini, tutte le candidature in formato CV saranno funzionali ad una valutazione professionale, indipendente e soprattutto trasparente dei papabili. È solo un segnale, ma pare che le istituzioni abbiano intrapreso un percorso preciso verso la meritocrazia. Secondo lei per l’authority sulle comunicazioni occorre un profilo tecnico o politico? Quali sono le competenze necessarie per operare al meglio in quel ruolo?
AP: AGCOM ha un ruolo tecnico, basta leggerne la sua missione istitutiva. E le questioni che deve affrontare sono principalmente tecniche, in ottemperanza a indirizzi politici che vengono espressi dal Parlamento e dal Governo. Come è stato scritto nel sostegno alla mia candidatura, sono convinta anche che le competenze che occorrono per affrontare un settore in costante e rapida evoluzione non possano ridursi a quelle giuridico-amministrative, pur importanti. C’è bisogno di competenze tecnologiche e competenze specifiche sull’economia digitale e i suoi contenuti. Penso anche che l’età e la capacità di interpretare i nuovi contesti rappresentino un fattore importante. AGCOM non può essere governata solo da “immigrati digitali”, se vuole essere in grado di interpretare il mercato in rapidissima evoluzione del mondo della comunicazione, delle nuove tecnologie, e dei loro impatti.

PI: Individuando le problematiche più spinose, il cosiddetto beauty contest è stato annullato a maggioranza dalla Commissione Finanze della Camera. E così il dividendo digitale che proviene dal passaggio al digitale terrestre sarà probabilmente assegnato attraverso un’asta a pagamento molto simile a quella già effettuata per le reti mobili. La politica italiana è però divisa, diciamo spaccata. Secondo l’ex-ministro Paolo Romani, l’emendamento che ha annullato il beauty contest sarebbe inefficace oltre che inopportuno: “così com’è congegnato non consentirà a Rai e Mediaset di partecipare alla gara”. Qual è la sua posizione a riguardo
AP: Il Governo ha adottato una decisione che ritengo utile per promuovere la concorrenza nel mercato italiano e al contempo valorizzare la risorsa pubblica. Ricordo che, già dal 2006, la Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia per i vantaggi che, secondo la Commissione, hanno gli operatori analogici esistenti. L’AGCOM dovrà applicare quanto definito dal Governo, predisponendo un bando di gara, anche in collaborazione con la Commissione Europea, capace di guardare già al futuro, così come indicato dalle decisioni ITU a Ginevra nello scorso gennaio, che fissano al 2015 la liberazione della banda 700 dall’utilizzo televisivo allo scopo di aumentare il dividendo digitale per i servizi di banda larga mobile . Voglio però ricordare che la questione della concorrenza nel mercato italiano televisivo non può essere affrontata esclusivamente sotto il profilo tecnologico, perché è legata anche alla opportunità di accesso alle risorse pubblicitarie o altre nuove risorse economiche che possano permettere a più operatori di entrare nel mercato.

PI: Un’altra tematica che ha destato vibranti polemiche è legata alle misure di tutela del diritto d’autore sulle nuove reti di comunicazione elettronica. Parliamo della famigerata delibera 668/10/CONS. In Francia c’è HADOPI e i cosiddetti tre colpi che disconnettono gli utenti colti ripetutamente con le mani nel sacco del P2P. I netizen italiani dovrebbero attendersi un destino simile? L’ex-presidente Calabrò aveva rifiutato la visione di AGCOM “sceriffo di Internet”. Il notice-and-takedown di matrice statunitense diventa una formula sempre più diffusa, coinvolgendo le stesse piattaforme, ma anche i fornitori di connettività. Secondo lei chi dovrebbe agire per l’effettiva rimozione del materiale in violazione del copyright? Le chiedo anche se ha una proposta alternativa a quella introdotta dalla delibera?
AP: Probabilmente, un modello di autoregolamentazione dei soggetti coinvolti, in linea con quello adottato in Gran Bretagna, avrebbe potuto rappresentare una strada alternativa, che non è stata considerata con sufficiente attenzione. Altrimenti credo che, a garanzia dei diritti, la strada maestra sia quella di ricorrere all’autorità giudiziaria. Penso anche che su questi temi che toccano i diritti degli individui così profondamente (il diritto di accesso ad Internet è stato recentemente qualificato dall’Unione Europea come diritto costituzionale del cittadino europeo) la discussione debba essere affidata al Parlamento e debba avere uno sbocco legislativo.

PI: Per non parlare dell’urgente necessità di rivedere l’intero sistema giuridico alla base della proprietà intellettuale. Tra licenze copyleft e creative commons, l’Unione Europea ha esteso di altri 20 anni la durata del copyright legato alle registrazioni musicali. Qual è la sua posizione in merito? Sembra certo: bisogna trovare il giusto equilibrio tra il diritto di tutela della proprietà intellettuale e quello legato alla libertà d’informazione e di espressione. Ma come farlo al meglio?
AP: Sono convinta che il diritto d’autore sia sacrosanto e vada tutelato. Ma bisogna trovare forme di tutela adeguate ai nuovi canali che l’innovazione tecnologica ha reso possibili per la diffusione dei contenuti. Occorre ripensare complessivamente la legislazione sulla materia, alla luce dei cambiamenti radicali che l’economia digitale ha portato, in uno spazio di tempo molto breve. L’AGCOM potrebbe essere uno strumento tecnico consultivo di ausilio alla discussione parlamentare.

PI: Nel frattempo è stato divulgato il documento che contiene i piani preliminari per l’agenda digitale italiana. Sarà varato come decreto nella prossima estate. Concretamente, l’obiettivo ribadito è quello di portare la banda larga a tutti entro il 2013, ultraveloce alla metà delle abitazioni entro il 2020. Le buone intenzioni ci sono, ma il punto cruciale è rappresentato dalla effettiva disponibilità di risorse per trasformare i progetti in realtà. Quali sono, secondo lei, i campi d’azione di AGCOM?
AP: Il tema delle risorse non è un argomento su cui l’AGCOM può dare un contributo. Ritengo tuttavia che l’Autorità possa interpretare, nel rispetto delle competenze degli attori del sistema, un ruolo di stimolo alla necessità di realizzazione delle infrastrutture, la cui disponibilità effettiva e “universale” è una garanzia fondamentale nel sistema della comunicazione.

PI: All’inizio del 2012 l’Autorità aveva avanzato una proposta “in relazione all’imminente adozione delle misure pro-liberalizzazione per sostenere la crescita”. Si era parlato dell’adozione di una politica dello spettro radio, per la valorizzazione delle risorse frequenziali e dunque la liberazione di più risorse per la banda larga. Ma come incentivare al meglio lo sviluppo dell’intero ecosistema digitale tricolore? Penso alla questione legata allo scorporo della rete fissa. Lei pensa che la competizione vada accentuata sulle infrastrutture o sui servizi? Come vede la decisione di Cassa Depositi e Prestiti di investire in Metroweb?
AP: Di nuovo non possiamo immaginare che AGCOM abbia compiti che non ha. Gli indirizzi sulla politica industriale del paese sono di competenza del Governo e del Parlamento. Anche per questa ragione è importante che i commissari AGCOM abbiano competenze specialistiche e di settore: in questo modo l’AGCOM potrà rappresentare un migliore strumento consultivo anche su questi temi.

PI: Una questione annosa è legata alla riduzione delle tariffe di terminazione mobile. L’Europa ha indicato la via da tempo, ma il percorso intrapreso da AGCOM nello scorso novembre avrà compimento solo nel corso del 2013. Nel frattempo, gli utenti italiani continuano ad avere i prezzi più cari. Per non parlare del fatto che il valore di 5,3 eurocent resta in vigore fino al prossimo 1 luglio, in contrasto con la decisione di Bruxelles che ha previsto una diminuzione a 4,1 eurocent dal 1 gennaio 2012. Forse AGCOM si preoccupa troppo delle possibili conseguenze sul mercato?
AP: Il problema delle tariffe è uno dei principali problemi all’ordine del giorno e la sua soluzione dovrebbe essere una priorità. Seguire la rotta tracciata dalle indicazioni comunitarie è una strada che va percorsa con meno lentezze e maggiore determinazione.

PI: Il giornalista/storico siciliano Carlo Ruta è stato alla fine assolto in Cassazione. In sostanza, il suo blog Accade In Sicilia viene considerato come una semplice pagina web e non come un prodotto editoriale da chiudere per “stampa clandestina”. Inevitabilmente, viene coinvolta la legge 62/2001 che costringe i blogger a differenziarsi dagli editori. Sembra che l’Italia non sia un paese per Internet. Cosa si può fare allora?
AP: Come accennato in una risposta precedente, il tema di fondo è che la legislazione in questo settore non è riuscita a stare al passo con i tempi. Le norme che andavano bene per la carta stampata, e che poi sono state in qualche modo adattate al mezzo televisivo (si noti ambedue comunque strumenti di comunicazione di massa), non si attagliano ai nuovi mezzi di comunicazione digitali e interattivi. Occorre – lo ripeto – ripensare complessivamente la legislazione sulla materia, alla luce della rivoluzione digitale. Ma questo è di competenza del Parlamento. Poter contare su una AGCOM preparata ed esperta in materia di nuove tecnologie e di economia digitale può rappresentare un acceleratore e uno straordinario supporto di competenza al dibattito parlamentare e pubblico.

PI: In definitiva, la prossima agenda di AGCOM sarà piena, con numerose questioni accompagnate dalle polemiche più feroci. Dallo sviluppo delle reti di nuova generazione alle politiche di gestione dello spettro radio già adottate dalla Commissione Europea. Secondo lei quali sono le più urgenti per il futuro del paese?
AP: È urgente fare in modo che questo paese lo abbia, un futuro! Fuori di battuta, la realizzazione delle infrastrutture è un punto cruciale per immaginare che l’Italia possa ancora competere sul piano internazionale e avere occasioni di sviluppo e di crescita. Il settore Comunicazioni è un settore cruciale e cardine della nuova fase economica. Ma ha bisogno di regole certe, pluralità e trasparenza. Garantire con procedure più certe e aperte la selezione delle persone chiamate a ricoprire questo ruolo non potrà che portare bene.

a cura di Mauro Vecchio

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Pubblicato il
4 giu 2012
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