AGCOM, nomine confermate

AGCOM, nomine confermate

Tutto come previsto. All'Autorità per le Comunicazioni vanno Martusciello, Décina, Posteraro e Preto. Quote rosa alla Privacy. Italia dei Valori e SEL all'attacco della lottizzazione e del PD. E Open Media Coalition annuncia il ricorso
Tutto come previsto. All'Autorità per le Comunicazioni vanno Martusciello, Décina, Posteraro e Preto. Quote rosa alla Privacy. Italia dei Valori e SEL all'attacco della lottizzazione e del PD. E Open Media Coalition annuncia il ricorso

La partita è finita, dopo il triplice fischio alla Camera e al Senato. Finita l’affannosa corsa agli uffici romani di Via Isonzo, ai vertici della prossima Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM). Tutto confermato dopo le indiscrezioni che tanto tumulto avevano provocato tra i vasti meandri del web.

Con 163 voti favorevoli, i membri della Camera hanno dunque nominato commissario Maurizio Dècina – ordinario del settore scientifico disciplinare Telecomunicazioni presso la V Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano – fortemente sostenuto dal Partito Democratico (PD). Con 148 voti a favore, dal Popolo della Libertà (PdL) è risultata vincente la candidatura di Antonio Martusciello , ex-presidente di Mistral Air, società di proprietà del gruppo Poste Italiane.

I membri del Senato hanno invece eletto Francesco Posteraro (91 voti), il candidato concesso al Terzo Polo dal segretario Pier Luigi Bersani. Consigliere parlamentare dal lontano 1979, Posteraro ha maturato esperienza nel settore delle commissioni bicamerali e d’inchiesta, oltre che nel settore legislativo presso il servizio commissioni. La fazione di centrodestra ha poi ottenuto la nomina di Antonio Preto , ex-capo gabinetto di Antonio Taiani a Bruxelles.

Ovviamente numerose le candidature fallite, tra cui quelle dell’ex presidente RAI Roberto Zaccaria (25 voti) e del tecnico Stefano Quintarelli (15 voti), uno dei profili più acclamati dai vari protagonisti del web tricolore.

Niente di nuovo anche sul versante Autorità garante della Privacy: la Camera ha nominato Giovanna Bianchi Clerici – già consigliere d’amministrazione RAI, candidata da Lega Nord e Pdl – e Antonello Soro , ex-capogruppo del PD. A differenza di AGCOM, le quote rosa hanno spadroneggiato per la Privacy: il Senato ha eletto Augusta Iannini , ex-collaboratore del ministero della Giustizia con Alfano, insieme a Licia Califano . Le nomine per AGCOM e per il Garante Privacy hanno subito scatenato un vero e proprio putiferio di critiche, a partire dalle accese dichiarazioni del leader IdV Antonio Di Pietro: “È uno scempio che non si verifica in nessun altro stato di diritto. Al danno si è aggiunta anche la beffa. Ci avevano detto che tutti avrebbero potuto candidarsi e presentare dei curricula. I curricula sono arrivati davvero, ma sono stati usati come carta da cesso. I nomi erano già stati scelti prima ancora di leggerli, secondo la solita logica spartitoria e lottizzatoria”.

Lo stesso Di Pietro ha partecipato ad un flash mob organizzato alla Camera dalle associazioni Agorà Digitale , Avaaz e VogliamoTrasparenza.it , che hanno strappato decine di fogli contenenti le oltre 47mila firme raccolte in favore dei vari candidati . “Ora le associazioni, assieme ai parlamentari che oggi si sono astenuti sono determinate a fare appello al Presidente della Repubblica affinché non firmi il decreto di nomina che condannerebbe l’Italia a 7 anni molto difficili per l’informazione e la libertà in Rete”, si legge in un comunicato di Agorà Digitale.

Altra benzina è stata gettata dal leader di SEL Nichi Vendola, che ha dunque paventato la possibile rottura col PD in vista del cosiddetto Patto di Vasto . “Questa è la fine di un romanzo che racconta una storia politica ormai al termine – ha spiegato Vendola – Quel che è accaduto ieri apre scenari problematici per una eventuale coalizione”.

Altre provocazioni sull’ormai celebre blog di Beppe Grillo: “l’AGCOM è uno spreco di soldi pubblici, una copertura per il controllo dei media da parte dei partiti. Una presa per i fondelli. Va chiusa. Monti la tagli. L’AGCOM è nata per (non rotolatevi dalle risate) assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e tutelare il pluralismo e le libertà fondamentali dei cittadini nel settore delle comunicazioni e radiotelevisivo. Chi elegge il consiglio di 5 membri dell’AGCOM? I partiti, nella fattispecie i segretari di partito che dettano la linea ai parlamentari”.

Anche l’industria della proprietà intellettuale fa sentire la propria voce, auspicando una tempestiva messa in moto dei meccanismi burocratici: “L’impegno di BSA Italia – spiega il presidente Matteo Mille – sarà dunque quello di collaborare quanto prima con la nuova guida di AGCOM, affinché riprendano al più presto le audizioni sulla tutela alla proprietà intellettuale in rete con tutte le parti e si recuperi il tempo perduto. Esitare ancora a regolamentare la materia, per tema di scontentare qualche sostenitore di una rete aperta ma senza regole, infatti, rischia di rivelarsi una nuova occasione perduta per contribuire alla ripresa del sistema-Paese e alla nostra credibilità sullo scenario internazionale”.

Nel frattempo, dall’account Twitter dell’esperto avvocato Guido Scorza è emersa la decisione da parte di Open Media Coalition di impugnare le nomine alle due Autorità davanti ai giudici amministrativi . Come annunciato nella giornata di ieri, l’Italia dei Valori e i Radicali hanno disertato l’aula nel corso delle votazioni.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 6 giu 2012
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