Contrappunti/ Cose di hacker

Contrappunti/ Cose di hacker

di M. Mantellini - Gli Anonymous contro Beppe Grillo. Poi gli anonimi contro gli anonimi. Ma è questo il livello della protesta digitale, che ha scambiato la notorietà con la propria missione?
di M. Mantellini - Gli Anonymous contro Beppe Grillo. Poi gli anonimi contro gli anonimi. Ma è questo il livello della protesta digitale, che ha scambiato la notorietà con la propria missione?

Gli attacchi informatici sono fenomeni certamente affascinanti e gli individui che li portano a compimento, quelli che la stampa chiama con molta enfasi “hacker”, assomigliano sempre di più al “popolo della rete”: vengono spesso citati ma non si capisce che siano, quanti siano né che cosa vogliano.

Benché termini come “guerra informatica” riempiano i testi di analisti di tutto il mondo, con particolare riguardo al sempre maggiore numero di network essenziali (banche, trasporti ecc) potenzialmente aggredibili da attacchi via Internet, nella stragrande maggioranza dei casi, particolarmente in Italia, gli attacchi al centro del sistema, portati per fini più o meno dimostrativi sono stupidaggini da ragazzini. Come spesso accade in Rete bastano quattro amici al bar per trasformarsi in legione, modeste competenze informatiche per diventare maghi degli attacchi DoS, mentre qualche lieve inciampo con la grammatica non ci impedirà di produrre editti sul Web a giustificazione di attacchi al cuore pulsante e digitale della nazione.

Mentre mesi fa Wikileaks riuscì a vanificare in pochi giorni il credito ed il rispetto che Assange e soci erano riusciti a raccogliere organizzando attacchi informatici contro i siti Web cattivi ( Visa , Mastercard e altri ), la versione tricolore della battaglia ideologica giocata a colpi di abbattimenti di siti Web che nessuno guarda ma dai nomi evocativi (giustizia.it, camera.it ecc), ha riguardato nella grande maggioranza dei casi siti istituzionali o al massimo il sito personale di Michela Vittoria Brambilla.

Ma poiché simili boutade informatiche soffrono di una certa farmacologica tendenza ad essere ogni volta più eclatanti (diciamo che il feedback dei media è attualmente il parametro principale di valutazione del proprio successo) capita che alla fine la sedicente filiale italiana di Anonymous (o una cellula impazzita degli stessi) abbia deciso di abbattere qualche giorno fa il sito web di Beppe Grillo, annunciandone sul Web finalità e motivazioni .

Ne sono seguite comiche discussioni sul nulla fra Anonymous favorevoli e contrari, grillini e giornalisti impegnati in una immensa elaborazione ideologica sul senso ultimo della chiusura forzosa per alcune ore di un blog molto letto.

Che gli Anonymous italiani gestiscano una botnet da dedicare alle proprie incursione o che semplicemente alcuni “hacker” si accordino su data e ora per puntare il proprio softwarino (moltissimi usano LOIC , una applicazione Windows che fu scritta a suo tempo per attaccare i siti Web di Scientology ) contro il cattivo di turno, è piuttosto evidente che quello a cui stiamo assistendo è un teatrino dove il brivido principale deriva dal fatto che si tratta di pratiche che in molti paesi sono considerate illegali, e dove il riscontro principale è quello di essere accreditati sulla stampa come partigiani digitali al servizio di qualche buona causa.

Se c’è una metafora odierna solida ed efficace della inconsistenza di certe pratiche di Rete, della loro distanza siderale dai problemi della società di cui vorrebbero farsi interprete, questa è quella di simili schermaglie informatiche elette a simbolo di lotta o a rappresentazione di sacri principi. Non si sposta un grammo di coscienza sociale attraverso eventi dimostrativi del genere (magari fosse così semplice), non si rappresenta altro che il proprio generico interesse verso atti a costo zero che producono risultati concreti di analogo peso. Certo esiste un ritorno di parole e visibilità che spesso resta la ragione unica di simili eventi, ma fino a quando atti politici continueranno a essere rappresentati dietro la cortina di anonimato e vacuità a cui simili guerriglieri digitali ci hanno abituato, potremo star certi che l’unica concreta utilità sarà quella di starsene ad osservare i ragazzini che giocano alla guerra con le pistole ad acqua. Ad un certo punto arriva la mamma, due scappellotti in testa e tutti a casa a fare i compiti.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
11 giu 2012
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