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Roma – La WWDC di quest’anno era particolarmente sentita, non solo per il lungo elenco di novità che si attendevano (con diversi codici di nuovi prodotti attesi e svelati dalle indiscrezioni pre-evento) e nemmeno per il rinnovo della linea di Mac Pro (che dopo due anni di stasi sembrava quasi abbandonata da Apple) o per l’arrivo dei primi portatili con Retina Display . Se qualcuno sta pensando a Mountain Lion o a iOS6 (anch’esso svelato in modo più o meno maldestro da un cartellone la scorsa settimana), aggiunge altri elementi al puzzle ma non intravede ancora il disegno finale.
La WWDC di quest’anno è stata la prima manifestazione Apple ufficiale in cui Tim Cook ha preso le redini dell’azienda, situazione un po’ diversa rispetto a quella in cui presentò iPhone 4S o anche il nuovo iPad, eventi di portata minore destinati alla presentazione di prodotti singoli in cui l’impronta di Jobs era sicuramente molto più evidente. Non che in tutto ciò presentato ieri manchi lo zampino di Jobs (la sua influenza probabilmente sarà più o meno visibile, forse non in tutti i prodotti, per almeno un altro paio d’anni) ma il fatto stesso di voler presentare in un colpo solo un così ampio spettro di nuovi prodotti indica, a mio avviso, la volontà di segnare un punto di svolta, una sorta di ripartenza simbolica della società di Cupertino.
Tim Cook si è ben destreggiato sul palco, lasciando i dovuti spazi ai propri collaboratori che di volta in volta hanno presentato al pubblico in sala (nonché a tutti quelli che seguivano la telecronaca via Rete) i nuovi tasselli della strategia futura di Apple, una strategia che, pur essendo sempre più focalizzata sui prodotti di maggior consumo (leggasi i vari iDevice basati su iOS), non trascura nemmeno il settore dei computer Mac, sebbene Mountain Lion strizzi sempre più l’occhio ad iOS. Di novità di cui parlare ce ne sarebbero molte, ma forse è meglio soffermarsi su qualche dettaglio che faccia meglio comprendere la direzione intrapresa da Apple e le sue strategie per il futuro.
Partiamo dal nuovo MacBook Pro con schermo Retina. Quella dello schermo ad alta densità di pixel è diventata una vera e propria mania per la casa della mela, mania che per certi versi è più che comprensibile: dal punto di vista del marketing introduce un elemento distintivo e di chiara caratterizzazione delle proprie macchine (almeno finché gli stessi display non verranno adottati anche dalla concorrenza) e dal punto di vista dell’utente, o quantomeno di certe categorie di utenti (anche potenziali), offre un nuovo standard qualitativo che, seppur non indispensabile in molti ambiti, riesce a farsi apprezzare. Al di là del display Retina in sé, non si può non notare come, in questi ultimi anni, l’offerta dei portatili Apple sia stata ampiamente rivisitata: alle due categorie consumer e pro (distinzione che nasceva dall’originaria semplificazione introdotta da Jobs al suo rientro in Apple) si è inizialmente affiancato l’ultraportatile Air, affiancamento che ha finito col rimpiazzare definitivamente il MacBook in policarbonato.
Ora l’avvento del modello Retina introduce una variante della linea Pro, linea che si semplifica perdendo un altro pezzo: il MacBook Pro da 17 pollici. Qualcuno dirà che si tratta dell’ennesimo taglio di un prodotto professionale a vantaggio di una caratteristica (il display Retina) destinata a gettare fumo negli occhi: personalmente credo che i vantaggi di un display ad alta densità di pixel siano notevoli, soprattutto per chi utilizza il portatile per elaborare foto o eseguire montaggio video, visto che avrà la possibilità di lavorare su un filmato fullHD guardandolo in una porzione di schermo a piena risoluzione, e avendo spazio sufficiente per tutti gli strumenti necessari al proprio lavoro. Ove sussista la reale necessità di lavorare su uno schermo di dimensioni maggiori, è sempre possibile collegare un monitor esterno.
Inoltre, le specifiche del MacBook Pro con Retina display non si fermano al nuovo schermo ma si spingono anche agli 8GB di RAM (espandibili a 16GB), alla memoria di archiviazione flash (fino a 768GB), alle due porte Thunderbolt da 10Gbps e alle USB 3.0 da 5Gbps: il meglio della linea Pro (come processori e comparto grafico) unito al meglio della linea Air (dimensioni, peso e memoria flash), il tutto condito da un nuovo display Retina e un’autonomia di 7 ore- Che piacciano o meno i prodotti Apple, sicuramente si tratta di una configurazione hardware interessante. Resta da chiedersi se e quando questa configurazione diventerà lo standard per tutti i portatili della Mela: prima o poi accadrà, ma manca ancora un po’ di tempo.
Restando in ambito Mac, non si può mancare di accennare ai nuovi MacPro: annunciati più volte dai soliti rumors a causa del distante aggiornamento precedente (si parla dell’estate del 2010) i nuovi MacPro sono stati aggiornati un po’ in sordina e si presentano nuovamente con lo stesso design dei tempi del PowerPC G5. A dispetto delle voci che volevano Apple abbandonare completamente il segmento, questo aggiornamento potrebbe rappresentare una buona risposta ma a mio avviso suona come un banco di prova finale: se conquisterà il pubblico, Apple continuerà a proporlo, ma se la risposta degli utenti sarà tiepida, questa release potrebbe essere il canto del cigno per una macchina che, nel bene e nel male, ha segnato un pezzo di storia di Apple. Il problema è che in realtà questo aggiornamento non è propriamente all’altezza delle aspettative e, nonostante la potenza di 12 core, i nuovi Mac Pro non propongono nessuna delle novità viste sulle altre macchine Apple: niente Thunderbolt, niente USB 3.0, e nemmeno grosse novità per quanto riguarda il comparto grafico. Difficile immaginare il futuro di questa linea di prodotto.
Al di là dell’hardware che tutti attendevano (non dimentichiamo che sono stati aggiornati anche tutti gli altri portatili, sia i MacBook Air che gli altri MacBook Pro ), l’altro pezzo forte della manifestazione è stato il software: iOS 6 e Mountain Lion. Quello che Apple chiama “il sistema operativo mobile più avanzato al mondo” arriverà in autunno portandosi dietro la consueta lunga lista di nuove funzionalità, tra cui la tanto chiacchierata nuova versione delle mappe in 3D (completamente slegata da Google ) e l’attesa italianizzazione di Siri (che sarà disponibile anche su iPad).
La novità più grossa di iOS 6 riguarda però la lista delle compatibilità: iOS6 sarà compatibile anche con l’iPhone 3GS, un telefono che seppur ancora in vendita risale al 2009. Viceversa, non sarà possibile installare la futura versione di iOS sulla prima generazione di iPad, eventualità sulla quale avevo già espresso qualche dubbio in occasione della prova del nuovo iPad. Al di là delle motivazioni tecniche e/o commerciali che stanno dietro questa scelta, va quantomeno riconosciuto che Apple intende proporre l’aggiornamento di iOS a tutti gli iDevice attualmente in listino, il che è un buon biglietto da visita per chi si appresta a comprare oggi un dispositivo di questo tipo (anche se alcune funzioni, come Siri, saranno disponibili solo per alcuni modelli).
Su Mountain Lion non si sono scoperte grosse novità: oltre a quello che già si sapeva , arriveranno le immancabili integrazioni con Twitter e Facebook (non se ne poteva fare a meno?) ma anche qualche funzione più interessante, come la possibilità di utilizzare AirPlay da Mac verso la Apple TV o verso altri accessori compatibili. Mountain Lion ruoterà intorno a iCloud e mutuerà molte funzioni e applicazioni già viste in iOS, in un processo di convergenza tra i due sistemi che è già iniziato con Lion.
A rendere interessante Mountain Lion sarà il prezzo: solo 16 Euro (15,99 per la precisione) e la possibilità di un aggiornamento gratuito per chi compra il Mac adesso, prima dell’uscita del nuovo sistema prevista per il mese di luglio. Strategicamente si tratta di una mossa ineccepibile, il metodo migliore per convincere gli utenti ad aggiornare il proprio sistema, confermando la tradizione che vede i clienti della Mela sempre più propensi ad adottare le ultime novità proposte da Apple. Sotto certi aspetti si tratta di aggiornamenti in parte forzati, ma al di là di situazioni specifiche legate alla compatibilità di determinati software professionali è la condizione migliore per guardare sempre avanti.
Riallacciandoci a quanto detto in apertura, Tim Cook ha superato a pieni voti la sua prima apparizione ad una manifestazione importante come la WWDC dimostrando con la sua personalità (diversa da quella di Jobs) di saper guidare Apple con lo stesso spirito di sempre, attento alle evoluzioni future a costo di dover andare incontro a qualche polemica sui tagli col passato (come il lettore ottico nei portatili della linea Pro). Consapevole di non essere il genio visionario che era Jobs, non esita a lasciare molto più spazio ai propri collaboratori (che poi erano gli stessi collaboratori di Jobs) riservandosi il ruolo di guida e coordinazione, e prestando la stessa attenzione ai dettagli che da sempre caratterizzano i prodotti della Mela. Guardando alla WWDC, il nuovo MacBook Pro con schermo Retina è quanto più simboleggia questi concetti, ben evidenziati nel video messo a disposizione sul sito: una nuova macchina per inaugurare una nuova era di Apple.
Domenico Galimberti
blog puce72
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