UE, ACTA la vista

UE, ACTA la vista

Il Parlamento d'Europa ha bocciato il trattato anti-contraffazione, che non verrà trasformato in legge per i 27 paesi membri. Grande soddisfazione da parte degli attivisti. All'orizzonte una riforma del copyright? Non è finita qui
Il Parlamento d'Europa ha bocciato il trattato anti-contraffazione, che non verrà trasformato in legge per i 27 paesi membri. Grande soddisfazione da parte degli attivisti. All'orizzonte una riforma del copyright? Non è finita qui

478 voti contrari, 39 a favore, 165 astenuti . Il Parlamento d’Europa ha così bocciato il famigerato Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), il trattato che avrebbe esteso a livello globale la tutela della proprietà intellettuale e industriale. È di fatto la prima volta che i parlamentari del Vecchio Continente sfruttano i poteri garantiti dal Trattato di Lisbona per allontanare un accordo a livello internazionale.

ACTA non verrà trasformato in legge per i 27 paesi membri dell’Unione Europea . Una bocciatura sonora , dopo i quattro pareri negativi espressi dalle commissioni Commercio Internazionale, Giuridica, Sviluppo e Libertà Civili. Troppo vaghe le misure adottate dal trattato anti-contraffazione, come sottolineato dal rapporteur britannico David Martin. Le stesse previsioni legislative di ACTA avrebbero messo a rischio le libertà fondamentali dei cittadini comunitari.

E certamente troppo esteso il numero dei paesi europei che nei mesi scorsi avevano rifiutato l’adesione nazionale alla ratificazione di ACTA. Dalla Svizzera ai Paesi Bassi , fino alla potente Germania . Lo stesso David Martin ha ora chiesto al Parlamento d’Europa di trovare “nuove soluzioni alternative” per la protezione della proprietà intellettuale , in modo da tutelare al massimo l’economia del Vecchio Continente.

Grande soddisfazione da parte del movimento dei Verdi, da tempo ostile alla ratificazione del trattato anti-contraffazione. “ACTA è stato consegnato definitivamente alla storia – ha spiegato la portavoce Amelia Andersdotter – La risposta del Parlamento è la giusta conseguenza della mobilitazione in massa da parte dei cittadini europei. Bisogna adesso iniziare un dibattito trasparente ed onesto sui diritti di proprietà intellettuale”.

lo striscione dei Verdi

Diverso il parere di Christofer Fjellner, tra i membri dell’ European People ‘s Party (EPP). Da irresponsabili la decisione di non attendere il parere della Corte di Giustizia d’Europa, come invocato a gran voce dal commissario Karel De Gucht. Gli attivisti avevano temuto per il possibile congelamento del dibattito su ACTA, in attesa – 18 mesi – di un parere sull’effettiva limitazione dei diritti civili.

“Una vittoria totale per i cittadini e la democrazia”. È il titolo di un recente comunicato diramato dagli attivisti di La Quadrature Du Net , che hanno sottolineato come il libero accesso alla Rete debba sempre prevalere sugli interessi privati dell’industria. Le autorità del Vecchio Continente dovranno ora avviare un processo di riforma illuminata del diritto d’autore, senza mettere a repentaglio le libertà fondamentali dei netizen .

“È un giorno di grande festa”, ha dichiarato il pirata svedese Rick Falkvinge in un intervento sulla testata specializzata TorrentFreak . Nonostante l’esito negativo in Europa, ACTA potrebbe comunque entrare in vigore in paesi come gli Stati Uniti e Marocco, praticamente tra i pochi rimasti in favore del trattato . “Ma senza il supporto dell’Europa, ACTA è defunta. Non esiste più”, ha continuato Falkvinge.

Sentiti ringraziamenti da parte dell’ Open Rights Group , che ha citato lo sforzo di migliaia di attivisti per esercitare pressioni sui parlamentari d’Europa. Sul sito ufficiale europarl.europa.eu è possibile visualizzare tutti i nomi di coloro che hanno votato sulla ratificazione di ACTA.

Di tono opposto le parole di Enzo Mazza, presidente di FIMI: “Il paradosso del voto su ACTA è che tutte le previsioni normative incluse nell’accordo bocciato oggi, sono già state recepite dall’ordinamento italiano nel 2006, con il decreto di attuazione della direttiva 2004/48/CE in materia di tutela dei diritti di proprietà intellettuale. È la dimostrazione dell’isteria collettiva di una politica che corre dietro alle istanze populistiche del web, senza ricordarsi nemmeno di ciò che ha votato qualche anno fa e che i giudici applicano quotidianamente”.

Si attendono ora ulteriori sviluppi dopo che il commissario De Gucht aveva annunciato il ricorso alla Corte di Giustizia anche in caso di bocciatura parlamentare. Il CEO di IFPI Frances Moore ha esortato il Parlamento a “fare dell’efficace tutela della proprietà intellettuale una delle principali priorità della nostra politica commerciale con i paesi terzi”.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
4 lug 2012
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