Steve Mann e l'odio anti-cyborg

Steve Mann e l'odio anti-cyborg

Il professore canadese aggredito in un fastfood a causa delle appendici visive che indossa da un decennio. Non basta Google Glass a sdoganare la realtà aumentata
Il professore canadese aggredito in un fastfood a causa delle appendici visive che indossa da un decennio. Non basta Google Glass a sdoganare la realtà aumentata

Il professore dell’Università di Toronto Steve Mann, esperto nel campo della tecnologia che si indossa, torna a parlare dei problemi che i cyborg possono incontrare nella vita di tutti i giorni.

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Considerato un pioniere dei computer indossabili e autodefinitosi cyborg da quando indossa in maniera continuata EyeTap , un paio di occhiali computerizzato installato in maniera stabile sul suo cranio (da cui può essere rimosso solo con l’impiego di specifici strumenti) già nel 2002 , alle porte di Terminator 3 e ancora lontani dagli occhiali ora presentati da Google, il professor Mann denunciava una sorta di discriminazione nei suoi confronti per questo motivo: in una occasione proprio per quel suo paio di occhiali, ormai divenuto fondamentale nella sua esistenza, si era visto rifiutare l’imbarco su un volo della Air Canada.

La discriminazione di allora oggi sarebbe addirittura degenerata in aggressione: secondo quanto riferisce ora il professore, mentre si trovava in Francia con tanto di estensa documentazione medica per portare il dispositivo con telecamera e connessione dentro a musei e aeroporti, ha avuto inaspettatamente seri problemi solo in un McDonald di Parigi.

Qui, secondo il racconto di Mann, alcuni dipendenti del fastfood sembrano aver considerato una minaccia la telecamera presumibilmente per ragioni di privacy e hanno reagito cercando di togliergliela e addirittura strappandogli la documentazione medica. Nel corso dell’aggressione è stata inavvertitamente attivata anche la funzione di registrazione, fornendo al professore le prove e aiutando ad identificare i responsabili.

Mann, peraltro, si limita a chiedere quanto dovuto per riparare i suoi occhiali usciti malconci.

McDonald, che il professore ha cercato di contattare per avere chiarimenti, si è per il momento limitata a dire che “sta prendendo molto sul serio le accuse” e che “prima di commentare vuole verificare i fatti”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 17 lug 2012
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