DARPA, il cervello umano come una GPU

DARPA, il cervello umano come una GPU

L'agenzia statunitense lavora a un sistema di riconoscimento delle minacce ai confini: sfrutta le onde cerebrali e la capacità del cervello umano di riconoscere i pericoli in una frazione di secondo
L'agenzia statunitense lavora a un sistema di riconoscimento delle minacce ai confini: sfrutta le onde cerebrali e la capacità del cervello umano di riconoscere i pericoli in una frazione di secondo

Come risolvere l’impellente problema del controllo ai confini statunitensi limitando al massimo il numero di falsi positivi? DARPA dice di avere la soluzione, vale a dire un cervello umano usato per “accelerare” il processo di riconoscimento dei potenziali problemi messi in mostra dai feed video trasmessi dalle stazioni di monitoraggio.

Il sistema si chiama Cognitive Technology Threat Warning System ( CT2WS per i più temerari) e consta di una fotocamera da ben 120 megapixel , un computer per processare le immagini e un copricapo EEG per la lettura delle onde cerebrali dell’umano parte del sistema.

Deputando al solo computer il riconoscimento di potenziali pericoli nelle fasi di test della tecnologia, CT2WS è stato capace di emettere un numero di falsi allarmi pari a un terzo degli eventi totali registrati – 810 per ogni ora di monitoraggio.

Una situazione inaccettabile, se considerata nel contesto del controllo di miglia e miglia di confini da tenere sotto controllo. Quando invece entra in gioco il fattore umano, i falsi allarmi si sono ridotti del 99 per cento – ovvero 5 per ogni ora, che si riducono a zero se si aggiunge un sistema radar aggiuntivo all’apparato.

Il merito di un simile risultato va al monitoraggio in tempo reale delle onde cerebrali “inconsce” (P-300), un monitoraggio condotto mentre all’operatore vengono mostrate le immagini catturate in rapida successione: il cervello umano, allenato a riconoscere le possibili situazioni di pericolo dopo anni di pratica, segnala alla macchina le immagini da riprendere per un’occhiata più approfondita.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 21 set 2012
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