Do Not Track, dita puntate contro Microsoft

Do Not Track, dita puntate contro Microsoft

I pubblicitari ce l'hanno con Redmond e scrivono una lettera a Ballmer: la funzionalità anti-tracciamento di IE10 non ci va giù, dicono. Anche un think tank tecnologico sbugiarda la politica di BigM
I pubblicitari ce l'hanno con Redmond e scrivono una lettera a Ballmer: la funzionalità anti-tracciamento di IE10 non ci va giù, dicono. Anche un think tank tecnologico sbugiarda la politica di BigM

Continuano le polemiche sulla funzionalità Do Not Track integrata in Internet Explorer 10: l’antitracciamento attivato di default sull’ultima versione del browser Microsoft non piace affatto alle aziende che spendono denari in advertising, e le suddette aziende fanno ora sentire chiara la loro voce in una lettera diretta al CEO della corporation Steve Ballmer.

Firmata dai responsabili marketing di Walmart, Ford, Coca-Cola, American Express, Kraft e decine di altri grandi nomi del business dell’advertising, la missiva sottolinea senza giri di parole l’opposizione e la reazione negativa che hanno sin qui accolto la zelante tutela degli utenti operata da Microsoft in materia di tracciamento delle abitudini di navigazione.

Persino Apache, dicono , ha deciso di tenere le impostazioni “Do Not Track” di IE10 fuori dalla porta del suo popolarissimo software per la gestione di server web perché le azioni di Microsoft non sarebbero altro che un “abuso deliberato degli standard open”.

Che farà ora Microsoft? Le aziende firmatarie della missiva a Ballmer contribuiscono al business di Microsoft per 2,8 miliardi di dollari all’anno, dunque è prevedibile quantomeno una risposta non di circostanza alle parole franche e poco accomodanti rivolte nei confronti del CEO di Redmond.

Dopotutto il “Do Not Track” di IE10 non piace nemmeno al gruppo di lavoro ITIF , che sul suo sito web informa gli eventuali utenti dell’ultimo browser Microsoft sulla volontà di non supportare la funzionalità a causa delle potenziali conseguenze negative di un’impostazione basata su un meccanismo di opt-out e attiva di default per i contenuti online finanziati dall’advertising.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
4 ott 2012
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