USA: Megaupload non deve risorgere

USA: Megaupload non deve risorgere

Il DoJ contesta la sospensione chiesta da Dotcom per le mancate attività di business negli States. Lo scongelamento dei fondi servirebbe per la rinascita digitale del cyberlocker
Il DoJ contesta la sospensione chiesta da Dotcom per le mancate attività di business negli States. Lo scongelamento dei fondi servirebbe per la rinascita digitale del cyberlocker

Dalla metà dello scorso gennaio, le vicende giudiziarie di Megaupload tengono col fiato sospeso milioni di utenti della condivisione online. Riuscirà il cyberlocker di Kim Dotcom a liberarsi dalla morsa del governo statunitense? Un’impresa quasi disperata: le autorità a stelle e strisce hanno da poco ottenuto il segnale di via libera per condannare il founder di origini tedesche. La mancata presenza di un indirizzo statunitense per l’azienda Megaupload Limited non costituirebbe un grave impedimento per un processo di natura penale .

I vertici del Department of Justice (DoJ) hanno ora reso pubbliche le obiezioni alla mozione presentata da Megaupload nello stato della Virginia. La sospensione del processo – la piattaforma di file hosting sostiene di non aver mai praticato business negli States garantirebbe a Dotcom e soci la possibilità di riabilitarsi con lo scongelamento dei fondi , ovvero far ripartire la macchina della condivisione illecita dei contenuti.

Infatti, lo stesso Dipartimento di Giustizia ha minacciato ulteriori azioni legali contro Megabox, la nuova piattaforma stra-annunciata da Dotcom per dichiarare guerra alla distribuzione musicale di iTunes. Ira Rothken, avvocato del founder , ha sottolineato come la posizione del DoJ sarebbe basata su vistose menzogne: la sospensione del caso servirebbe solo ed esclusivamente per organizzare la trincea legale ed evitare l’estradizione nel prossimo marzo.

È un momento forse cruciale per le sorti di Megaupload, dopo che lo stesso Dotcom ha sbandierato ai quattro angoli di Twitter la sua resurrezione digitale. Gli avvocati di Electronic Frontier Foundation (EFF) hanno chiesto al giudice Liam O ‘Grady di ordinare il rilascio di tutti i documenti relativi al raid effettuato a gennaio , dai mandati di perquisizione all’ordine di sequestro dei server gestiti da Carpathia Hosting .

È la vendetta del Quarto Emendamento invocata dal giovane Kyle Goodwin, il reporter sportivo che ha denunciato il suo paese per aver fatto sparire contenuti legali dagli armadietti del cyberlocker. La stessa piattaforma del file hosting ha ribadito il suo supporto alla causa del ragazzo, che ora potrebbe ottenere il rilascio di documenti fondamentali per il destino legale dello stesso impero della condivisione.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
26 ott 2012
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