Ai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology piace giocare con le batterie , e l’ultimo risultato in tal senso è un sistema in grado di sfruttare la “batteria biologica” naturalmente presente nell’apparato uditivo dei mammiferi per alimentare apparati elettronici di ridotte dimensioni.
Con batteria biologica i ricercatori intendono il meccanismo tramite il quale le vibrazioni della membrana presente nell’orecchio vengono convertite in impulsi elettrici da inviare al cervello, dove la differenza di potenziale che genera il voltaggio elettrico dipende dai livelli irregolari di potassio e sodio ai lati opposti della membrana.
I ricercatori statunitensi sottolineano come l’esistenza di questa “batteria” negli esseri viventi sia nota già da 60 anni, così come è nota la sua importanza per le normali facoltà uditive negli esseri umani e negli animali.
Nessuno ha sin qui provato a sfruttare la batteria per alimentare dispositivi elettronici, dicono ancora dal MIT, per il pericolo insito nel possibile disturbo alle funzionalità uditive. Il chip wireless ideato nei laboratori statunitensi, invece, è progettato proprio per “rubare” una parte del voltaggio generato dall’orecchio interno preservando nel contempo l’udito.
Il chip è in grado di fornire importanti informazioni diagnostiche sullo stato dell’apparato uditivo ed è stato sin qui testato solo sulle cavie animali, ma i ricercatori dicono che in futuro una simile tecnologia potrebbe servire a migliorare la vita di un gran numero di persone affette da problemi al sistema uditivo.
Alfonso Maruccia