La disumanità dei robot

La disumanità dei robot

Human Rights Watch mette in guardia dai rischi dei droni capaci di agire autonomamente, e spinge affinché li si metta al bando. La guerra è una questione di uomini, non di macchine
Human Rights Watch mette in guardia dai rischi dei droni capaci di agire autonomamente, e spinge affinché li si metta al bando. La guerra è una questione di uomini, non di macchine

Un nuovo rapporto dell’organizzazione a tutela dei diritti umani Human Rights Watch prende in considerazione i potenziali rischi derivanti dall’impiego dei “killer-robot”, droni o macchine capaci di funzionare autonomamente e prendere le decisioni inerenti la terminazione di avversari umani – siano essi militari o civili.

Il problema principale, dice HRW, è che i killer robot non sanno fare alcuna distinzione fra le due categorie succitate: primo della sua categoria, il rapporto dell’organizzazione umanitaria evidenzia come le macchine autonome che il Pentagono e altri stanno sperimentando non siano capaci di rispettare le leggi internazionali sui diritti umani.

Una tale caratteristica prevede la presenza di “qualità umane” che le macchine non hanno, sostiene HRW: le macchine non possono correlarsi agli esseri umani e capire le loro intenzioni, non sanno cosa sia la distinzione fra militari e civili né hanno la capacità di stabilire la proporzionalità di un contrattacco (ad esempio armi nucleari contro fucili o rapimenti).

Armi potenzialmente devastanti come il bombardiere autonomo X-47B della US Navy (capace di atterrare e fare rifornimento di carburante tutto da solo) vanno messe al bando, esorta HRW, prima che una futura apocalisse robotica evidenzi troppo tardi i rischi di mettere nelle mani delle macchine la decisione di disporre della vita degli uomini sul campo di battaglia.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
21 nov 2012
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