Dopo l’accorato (e vieppiù interessato) appello di Google in difesa di una rete Internet “libera e aperta”, ora anche il Parlamento europeo si pronuncia in merito ai negoziati a porte chiuse che l’ONU terrà in quel di Dubai nel corso del mese prossimo.
I rappresentati di Bruxelles hanno votato e approvato una risoluzione proposta dalla parlamentare olandese Marietje Schaake, stabilendo che l’ITU (organo ONU che si occupa di telecomunicazioni) o altre istituzioni internazionali non rappresentano “l’organismo appropriato per sostenere una autorità regolatoria sulla rete Internet”.
La posta in gioco è il passaggio dei poteri di controllo, gestione e regolamentazione ora in mano a ICANN e ad altre organizzazioni – alcune delle quali palesemente influenzate dalla politica statunitense – alle Nazioni Uniti, con il rischio, paventato da Google e ora dall’Europa, che i membri meno liberali dell’ONU (Russia, Cina, Iran e via elencando) possano istituire strumenti di censura capaci di mettere a minare la libertà di espressione e di circolazione delle informazioni in rete.
ITU intende aggiornare le regolamentazioni internazionali sulle telecomunicazioni (ITR) redatte in un tempo in cui la Internet di oggi era solo un miraggio lontano, e il Parlamento europeo ha dato mandato all’Unione – i cui 27 stati membri sono tutti firmatari dei suddetti ITR – di assicurarsi che Internet continui a essere “un luogo pubblico, dove i diritti umani e le libertà fondamentali, in particolare la libertà di espressione e di associazione, siano rispettati”. Senza dimenticare, dice ancora la risoluzione, la salvaguardia dei “principi del libero mercato”, della net neutrality e del diritto all’imprenditorialità.
Alfonso Maruccia