Internet, prove di tecnocontrollo per l'ONU?

Internet, prove di tecnocontrollo per l'ONU?

A Dubai l'ITU avvia la revisione di un trattato vecchio di due decenni. Le prime indiscrezioni confermano: tra le priorità ci sono Deep Packet Inspection e la "tassazione" degli OverTheTop
A Dubai l'ITU avvia la revisione di un trattato vecchio di due decenni. Le prime indiscrezioni confermano: tra le priorità ci sono Deep Packet Inspection e la "tassazione" degli OverTheTop

Questo lunedì ha avuto finalmente il via la World Conference on International Telecommunications (WCIT) di Dubai, occasione in cui l’ International Telecommunication Union (ITU, agenzia dell’ONU sulle telecomunicazioni) raccoglierà e ratificherà le proposte per aggiornare un trattato sulle comunicazioni che risale a più di 20 anni fa.

Il rischio, già ampiamente sollevato (tra gli altri) da Google e dal Parlamento Europeo , è che le nuove norme dell’ITU finiscano per imbrigliare le libertà digitali di cui i netizen possono godere al momento e trasformare Internet in un sistema in cui la censura e il tecnocontrollo non siano l’eccezione bensì la norma.

Nel tentativo di fugare questi dubbi, in occasione dell’apertura della WCIT l’attuale capo dell’IUT Hamadoun Toure ha assicurato : la libertà di espressione non verrà intaccata, “niente può fermare la libertà di espressione nel mondo di oggi, niente di questa conferenza riguarderà l’argomento” e nessuna norma avrà come obiettivo il controllo di Internet.

A rasserenare (parzialmente e solo temporaneamente) il clima è arrivata la decisione di aprire le sessioni plenarie della conferenza al pubblico , mentre gli USA si sono detti pronti a proporre la messa al bando di qualsiasi discussione riguardante Internet per tutte e due le settimane dedicate ai lavori di aggiornamento del trattato ITU.

La proposta della Tunisia di trasferire, sic et simpliciter , i diritti umani “offline” al mondo telematico (libertà di espressione inclusa) è stata però bocciata : USA, Europa, Cina e altri si sono opposti all’adozione del principio per evitare il rischio (almeno nei primi due casi) di allargare troppo i confini del trattato fino a includere i contenuti veicolati e scambiati dagli utenti attraverso la Rete.

E mentre i rischi di un eccesso di regolamentazione di qualcosa che funziona (Internet) e che non necessita dell’intervento dell’ONU per funzionare meglio continuavano a venire da Mozilla , e Sir Tim Berners-Lee , Vint Cerf e l’ Unione Europea , nei meeting segreti dell’ITU si è cominciato a lavorare a regolamentazioni che trasformino radicalmente il modo di gestire e operare la Internet mondiale.

In questi meeting – che prevedibilmente non verranno aperti al pubblico come le sessioni plenarie – i membri dell’ITU hanno approvato l’introduzione di un nuovo standard per la “Deep Packet Inspection” delle comunicazioni telematiche (ITU-T DPI), una misura che non prende minimamente in considerazione i potenziali effetti sulla privacy dei netizen e stabilisce persino la possibilità di servirsi delle chiavi cifrate (magari recuperate sui PC degli utenti?) per decifrare tutto il traffico a piacimento di governi e istituzioni.

L’altra proposta di regolamentazione – che va ad aggiungersi ad una preoccupante “lista” del tecnocontrollo destinata ad allungarsi parecchio prossimo giorni – è quella della “condivisione equa dei profitti” fra società di telecomunicazioni (incumbent e ISP) e quelle dei servizi telematici, una misura che l’ITU avrebbe giustificato con la possibilità di far crescere la diffusione delle infrastrutture e delle connessioni ma che a una seconda occhiata non sembra avere alcun punto di appoggio con la realtà fattuale.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
5 dic 2012
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