Se tutti vogliono tornare sulla Luna con una base abitata permanente, l’agenzia spaziale europea (ESA) intende prima di tutto risparmiare sulla realizzazione concreta degli avamposti destinati a ospitare gli astronauti e non solo. Il segreto di questo risparmio? La stampa 3D .
ESA lavora al progetto in partnership con lo studio di architetti Foster + Partners e la società britannica Monolite creata dall’italiano Enrico Dini, inventore con il pallino dei castelli di sabbia giganti e inventore di una “stampante” capace di realizzare elementi di vere e proprie costruzioni abitative e non solo.
Per dimostrare la fattibilità di una base lunare “stampata”, ESA & soci hanno realizzato un design di avamposto protetto da uno “scudo” di roccia lunare contro radiazioni solari e micro-meteoriti, creando poi un “blocco” di costruzione da 1,5 tonnellate partendo da un tipo di materiale simile a quello presente sulla Luna (basalto italiano di origine vulcanica).
La dimostrazione ha previsto anche la prova della funzionalità di una “stampa 3D” nel vuoto: il progetto di ESA prevede l’invio di una stampante 3D sulla Luna e l’utilizzo del materiale ivi presente per la realizzazione dell’avamposto, e le prove fatte da Dini con la sua gigantesca stampante “D-Shape” confermerebbero che il processo di stampa può avvenire senza problemi anche sulla superficie lunare priva di atmosfera.
Alfonso Maruccia