HTML5, il baco che consuma l'hard disk

HTML5, il baco che consuma l'hard disk

Uno sviluppatore identifica un problema nell'implementazione delle specifiche di HTML5 nei browser web più popolari. Il rischio, per l'utente, è la fine dello spazio di storage del disco fisso
Uno sviluppatore identifica un problema nell'implementazione delle specifiche di HTML5 nei browser web più popolari. Il rischio, per l'utente, è la fine dello spazio di storage del disco fisso

Lo studente di informatica e sviluppatore web Feross Aboukhadijeh ha identificato un nuovo problema in HTML5, o meglio nell’implementazione delle specifiche della più recente revisione del linguaggio ipertestuale del World Wide Web nei browser più popolari. Il problema è potenzialmente pericoloso, ma non riguarda la sicurezza in senso stretto.

Lo sviluppatore ventiduenne ha messo in mostra quanto scoperto con un sito dimostrativo, www.filldisk.com/ (AVVISO: il lettore visita la pagina a suo rischio e pericolo) e il relativo codice sorgente in JavaScript : la specifica “localStorage” di HTML5 prevede l’allocazione di cookie di dimensioni molto maggiori rispetto alla norma, e tale allocazione può essere “sequestrata” con una scrittura continua di dati sul disco fisso (sia esso magnetico o a stato solido) fino al crash del browser o al riempimento di tutto lo spazio disponibile sul volume.

Ogni nome di dominio ha un limite prefissato di storage locale a propria disposizione, spiega Aboukhadijeh, ma servendosi di sottodomini e domini affiliati al dominio principale è possibile aggirare tale restrizioni. Nei test dello sviluppatore, il codice dimostrativo è in grado di riempire 16 Gigabyte ogni 16 secondi sul disco SSD di un Macbook Pro Retina.

Dei browser più popolari, solo Firefox e Opera sembrano immuni all’exploit non autorizzato dello storage di HTML5. Gli sviluppatori di Google Chrome ammettono di essere in fallo, e indicano l’implementazione localStorage di Firefox come quella più sicura contro il potenziale rischio di abuso dello spazio su disco fisso.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 4 mar 2013
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