Nelle recenti dichiarazioni del Presidente della Camera Laura Boldrini, lo sconfinato ecosistema di Internet rischia di produrre un pericoloso effetto valanga con la facile moltiplicazione di messaggi minatori a sfondo sessuale. Se il web è vita reale, con la produzione di effetti reali, ciò che accade in Rete non deve essere considerato meno rilevante di quello che accade per le strade. Divampato il fuoco delle polemiche, Boldrini non ha mai avanzato quella che negli ultimi giorni si è rivelata la vera proposta della discordia: fermare “l’anarchia del web” con il pugno della legislazione speciale .
“Grazie per la solidarietà – ha cinguettato il presidente in riferimento ai messaggi ricevuti dopo le polemiche per il tenore della sua intervista – Mai parlato di anarchia o nuova legge per il web. Obiettivo è arginare la violenza contro le donne, anche in rete”. La stessa conduttrice dell’intervista, la giornalista Concita De Gregorio, ha sottolineato su Twitter come, in effetti, i contenuti andassero letti e non soltanto guardati. “Erano forzati i titoli – ha spiegato De Gregorio – ma nelle parole di @lauraboldrini non c’era nessuna accusa al web, anzi. Molto attenta, in ascolto”.
Dunque, “nessuna accusa al web, anzi”. A dispetto del titolo scelto da La Repubblica – Boldrini: “Io minacciata di morte ogni giorno. Non ho paura ma stop all’anarchia del web” – l’attuale Presidente della Camera non ha mai affermato di voler predisporre una task force legislativa per regolamentare l’ecosistema connesso. Eppure, il nuovo Presidente del Senato Piero Grasso ha già ribadito la necessità di “leggi che proteggano dal web”. “Si devono avere delle leggi che colpiscano i reati commessi attraverso il web, di qualsiasi tipo – ha chiarito Grasso – dall’insulto alla minaccia, dall’ingiuria alle cose anche più gravi. Però occorre che ci sia una legge nazionale, ma soprattutto una volontà internazionale”.
Dopo l’intervista rilasciata da Boldrini a La Repubblica , il professore e giurista Stefano Rodotà ha invitato l’opinione pubblica ad un approccio più equilibrato: “C’è da dire che prima di parlare di una normativa speciale, bisognerebbe fare una ricognizione di tutte le leggi esistenti per verificare se servano o meno delle modifiche per Internet – ha spiegato Rodotà all’ Huffington Post – Sono convinto che vale sempre la vecchia regola per cui quello che è illegale offline, è illegale anche online”.
Se il web non rappresenta affatto un porto franco – “chiunque è soggetto alle stesse regole che valgono nella realtà quotidiana, per la diffamazione, le ingiurie, le minacce e via dicendo esiste il codice penale”, ha spiegato Rodotà – alcune fattispecie sono già coperte dalla legge Mancino, invocata dalla stessa Boldrini a proposito dell’incitamento al razzismo e all’odio razziale su web. Se poi si passa all’ attacco hacker contro i parlamentari cittadini di M5S, l’allarme è cresciuto a dismisura.
Annunciate dal comandante della Polizia postale e delle comunicazioni Antonio Apruzzese, le volanti di Internet piomberanno in caso di chiamata attraverso un pulsante predisposto sul portale del Commissariato della Polizia di Stato , proprio come avviene chiamando il 113 nella vita al di là della tastiera. “Pensate alle volanti che girano per le strade. Ecco, funzionerà così – ha spiegato Apruzzese – Nasceranno delle volanti anche per Internet, la polizia girerà sul web e monitorerà i social network pronta ad intervenire contro gli abusi, le diffamazioni, i falsi profili”.
Insomma, basterà cliccare su una piccola icona per inviare una segnalazione per un eventuale scippo digitale, dal momento che lo stesso comandante Apruzzese ha riconosciuto la particolare gravità dei reati legati al furto d’identità online . “Questi criminali del web sono sempre più bravi a infettare computer e telefonini – ha continuato Apruzzese – hanno scoperto armi micidiali come il virus Zeus e il BotNet, Robot Network, con cui possono controllare milioni di apparecchi, intere mandrie”.
Mauro Vecchio