PRISM, versione francese

PRISM, versione francese

Non sono solo gli Stati Uniti a poter vantare la disponibilità di sofisticati sistemi di sorveglianza digitale, e ora si scopre che anche a Parigi è attivo qualcosa di molto simile a PRISM. Le autorità si difendono
Non sono solo gli Stati Uniti a poter vantare la disponibilità di sofisticati sistemi di sorveglianza digitale, e ora si scopre che anche a Parigi è attivo qualcosa di molto simile a PRISM. Le autorità si difendono

Nato come scandalo tutto statunitense, il Datagate sa dilagando al punto da non lasciare impunito nessuno: tutti spiano, negli States e in Europa, e una inchiesta del quotidiano Le Monde rivela l’esistenza di un sistema di sorveglianza e spionaggio digitale tutto francese.

Il PRISM transalpino, svela Le Monde , è gestito dall’agenzia di intelligence Direction générale de la sécurité extérieure (DGSE) ed è attivamente impegnato a intercettare i metadati delle comunicazioni elettroniche e non che intercorrono localmente o tra la Francia e gli altri stati.

Chiamate telefoniche, email, attività telematiche , la sorveglianza del DGSE non si fa mancare nulla e mette poi a disposizione i dati alle agenzie di intelligence ed enforcement legale incluse la Direction du renseignement militaire (DRM), la Direction de la protection et de la sécurité de la défense (DPSD), la Direction centrale du renseignement intérieur (DCRI), la Direction nationale du renseignement et des enquêtes douanières (DNRED) e la divisione anti-frode del Ministero delle Finanze (Tracfin).

Una volta raccolti i dati, sostiene il quotidiano francese, il DGSE li archivia in un database compresso ospitato in data center che occupa tre piani della parte interrata degli uffici dell’agenzia: l’organizzazione ha a disposizione un supercomputer capace di processare decine di milioni di Gigabyte di dati, e l’energia termica generata dalla sua attività è sufficiente a riscaldare l’intero edificio.

I servizi telematici intercettati dal DGSE comprendono i soliti sospetti come Google, Microsoft, Facebook, Twitter, Apple, Yahoo!, mentre per quanto riguarda l’uso pratico dei metadati l’agenzia se ne serve per individuare relazioni tra soggetti a rischio e per mettere in cantiere ulteriori indagini e approfondimenti.

Le autorità transalpine ammettono l’esistenza del programma di sorveglianza – il “Grande Fratello francese”, sintetizza Le Monde – ma negano il coinvolgimento dell’intelligence e parlano di attività perfettamente “legali”. Le fonti del quotidiano spiegano invece che a causa dell’incertezza dello status legale dei metadati, gli analisti sono stati in grado di raccogliere grandi quantità di informazioni senza infrangere nessuna legge.

Sulla sorveglianza digitale in salsa francese si discute da tempo , e altrettanto vale per la qualifica di “intercettazioni” da attribuire alla raccolta di dati personali in Europa. Certo è, spiega l’ex-Garante della privacy Stefano Rodotà, che da quanto emerge dallo scandalo Datagate l’Europa “ha perso sovranità sui dati dei propri cittadini, come già l’ha persa sulla finanza”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
5 lug 2013
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