Contrappunti/ Avvisi ai non naviganti

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di M. Mantellini - Il presidente dell'Agcom parla di Internet. Ma lo fa con cognizione di causa? I rischi che corre la Rete per le (troppe) attenzioni dei potenti
di M. Mantellini - Il presidente dell'Agcom parla di Internet. Ma lo fa con cognizione di causa? I rischi che corre la Rete per le (troppe) attenzioni dei potenti

Ho letto con attenzione la relazione del presidente dell’Agcom Angelo Maria Cardani al Parlamento, una relazione che, per la prima volta da molti anni, parla quasi esclusivamente di Internet. Da un certo punto di vista si tratta di una buona notizia, da un altro di una notizia che desta qualche preoccupazione.

È una buona notizia perché così facendo Cardani sceglie di fotografare una realtà in movimento e non il dato di fatto usuale delle guerre di potere sui media. Se desideriamo occuparci del potere nei mezzi di comunicazione non c’è dubbio che la televisione e le sue norme siano ancora oggi la parte più rilevante della torta del controllo: se invece ci interessa immaginare il futuro delle comunicazioni allora ha ragione il presidente di Agcom a dedicare ai temi televisivi pochi accenni dedicandosi invece alle molte questioni che riguardano lo sviluppo (meglio sarebbe dire il mancato sviluppo) delle reti in Italia.

D’altro canto esiste anche un rischio molto forte che si materializza all’improvviso ogni qual volta lo Stato, in una delle sue molteplici forme che vanno dal Parlamento alle Autorità di Garanzia, dalle interviste in libertà di ministri e sottosegretari alle raffinate analisi di singoli parlamentari, decida di occuparsi della regolamentazione di Internet. Come rispondere a simili stimoli? Una prima risposta istintiva e automatica potrebbe essere: no grazie, non abbiamo bisogno dei vostri punti di vista su questioni che quasi sempre mostrate di non conoscere. Punti di vista degnissimi, per carità, ma che hanno la spiacevole controindicazione, a differenza di quelli nostri e di chiunque altro, di diventare poi norme e regolamenti che indirizzano la vita di tutti. È uno dei vulnus della democrazia: eleggi rappresentanti inadeguati e ti troverai poi con leggi altrettanto inadeguate.

Una volta archiviata la risposta umorale e automatica, il no grazie a prescindere che ci esce di bocca (ormai accade molto frequentemente) tutte le volte in cui si invocano nuove norme per regolare Internet, resta la risposta meditata e cauta, quella che conserviamo per le discussioni pacate e che elaboriamo dopo aver contato fino a 10 almeno un centinaio di volte.

E la risposta meditata e cauta guarda caso è ancora “No grazie”, per favore occupatevi d’altro. Continuate ad annaffiare gli orticelli della lottizzazione televisiva, dedicatevi ancora una volta alla scacchistica dei conduttori televisivi amici da spostare da Rai7 a La6 o delle firme da prima pagina che migrano da un quotidiano a un altro. Giocate insomma come sapete fare e come avete sempre fatto al Risiko del potere e lasciate in pace la Rete.

Questo non significa che Internet debba essere un luogo altro (anarchico, scriverebbe qualcuno) che non ha bisogno di alcuna nuova norma. È vero l’esatto contrario: abbiamo una necessità molto rilevante di adeguare le leggi vigenti alla nuova società digitale che ci è esplosa fra le mani. Solo che, banalmente, non siamo al momento in grado di farlo. C’è il grande mare della Rete (il mare magnum di Internet direbbe qualcuno) e noi, semplicemente non sappiano ancora nuotare. Mentre impariamo (e a giudicare da quello che leggo in giro ci vorrà un sacco di tempo) sarebbe saggio lasciare ad altri decisioni così importanti per la nostra libertà. Seguiamo i dettami dell’Unione europea, non inventiamoci leggi che altri non hanno, quando serve scriviamo provvedimenti identici a quelli degli altri paesi occidentali. Teniamo insomma un basso profilo.

Cardani sbaglia quando parla di diritto d’autore e Internet, sbaglia in maniera molto più cauta di quanto non abbia fatto in passato e molto meno di quanto abbiano fatto i suoi imbarazzanti predecessori, ma lo fa dentro la logica usuale di chi pensa che Internet debba essere adeguata alla norma (in questo caso la tutela del diritto d’autore). Non è quasi mai così, per il copyright in particolare. Il diritto d’autore andrà prossimamente adeguato ai nuovi luoghi della condivisione della conoscenza, non viceversa. Dovrà probabilmente essere meno tutelato e non più tutelato. E questo vale più in generale per molte questioni che riguardano nuove regole per gli ambienti digitali.

In Italia tutti, ogni volta, ragionano come se fosse Internet a dover imparare a nuotare. È vero l’esatto contrario: servirà certamente imparare stile libero e dorso, rana e delfino, farfalla e tuffi dal trampolino. Solo che i ruoli dovranno necessariamente essere invertiti. I vecchi istruttori dovranno essere i nuovi allievi. Nell’attesa che questo accada possiamo fornire a legislatori, magistrati e regolatori vari ottimi e molto sicuri salvagente arancioni.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
15 lug 2013
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