Datagate, Yahoo! lotta per i suoi utenti

Datagate, Yahoo! lotta per i suoi utenti

La corporation ottiene un'importante vittoria presso la corte super-segreta dello spionaggio statunitense, che ora obbliga il governo USA a divulgare gli ordini con cui Yahoo! è stata arruolata di forza nel programma PRISM
La corporation ottiene un'importante vittoria presso la corte super-segreta dello spionaggio statunitense, che ora obbliga il governo USA a divulgare gli ordini con cui Yahoo! è stata arruolata di forza nel programma PRISM

I contraccolpi dello scandalo Datagate continuano ad alimentare la discussione sulla sorveglianza globale dell’intelligence USA, una dragnet che ha arruolato le maggiori corporation tecnologiche del mondo – naturalmente tutte statunitensi – e contro i cui automatismi almeno un’azienda si sarebbe opposta appellandosi alla Costituzione di quel paese.

Yahoo! è stata una delle prime protagoniste dello scandalo intercettazioni a chiamarsi fuori dalla responsabilità di una presunta “collaborazione” volontaria con NSA, FBI e altre agenzie a tre lettere, e ora Sunnyvale avrà modo di provare la veridicità di questa posizione grazie allo svelamento di documenti su uno specifico caso risalente al 2008.

L’ordine al governo statunitense – consultabile su Scribd – di declassificare i documenti arriva dalla Foreign Intelligence Surveillance Court (FISC), vale a dire quella stessa corte segreta al centro dello scandalo Datagate, che con i suoi pareri di costituzionalità ha garantito il proliferare di quei programmi di sorveglianza tentacolare rivelati al mondo da Edward Snowden.

Stando a quanto sostiene Yahoo!, i documenti – il governo di Washington ha tempo sino alla fine del mese per renderli pubblici – proveranno come la corporation si sia “opposta strenuamente” alla richiesta delle autorità federali di accedere impunemente e liberamente ai dati degli utenti, un’opposizione che nelle speranze di Yahoo! dovrebbe confermare la vocazione dell’azienda alla difesa della privacy dei netizen.

I commenti delle ONG e delle associazioni in difesa dei diritti digitali sull’iniziativa di Yahoo! sono ovviamente positivi , con ACLU (American Civil Liberties Union) che sottolinea come questa sia “la prima volta che vediamo una di queste aziende” impegnarsi così seriamente in favore di una maggiore trasparenza da parte della corte (FISC, appunto) responsabile degli ordini FISA sulla sorveglianza.

Accoglie con favore la richiesta di Yahoo! anche la Electronic Frontier Foundation, che per l’occasione omaggia la corporation con una stella di “riconoscimento speciale” nella sua classifica di aziende pro-privacy Who Has Your Back . Molto resta ancora da fare, sostiene EFF, ma la richiesta di declassificazione dimostra che almeno Yahoo! ci prova.

E mentre negli USA si battono per un minimo di trasparenza in più, sul fronte europeo lo scandalo Datagate è al centro del dibattito politico in sede comunitaria: intervenendo alla conferenza DLDwomen , il vice-presidente della Commissione Europea Viviane Reding appoggia la posizione del cancelliere tedesco Angela Merkel nel proporre nuove regole globali in difesa della privacy degli utenti (europei).

A non gradire la posizione comune di Merkel e Reding è però il ministro della Giustizia britannico Lord McNally, che nel pieno rispetto della tradizionale politica filo-americana del Regno Unito respinge la proposta al mittente in favore – a suo dire – di un approccio più bilanciato in grado di difendere sia le libertà civili che la “crescita e l’innovazione” economiche.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
16 lug 2013
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