Era stata annunciata come la liberalizzazione simbolo del nuovo corso della politica, rischia di trasformarsi nel più celebre elefante che partorisce un topolino. In commissione alla Camera, per tentare di accogliere le osservazioni del Garante Privacy , il testo del cosiddetto Decreto del Fare è stato reso ancora più specifico: riportando la situazione , per paradossale che possa sembrare, a una condizione analoga o peggiore a quella precedente l’abolizione del decreto Pisanu .
Come segnalato dall’on. Stefano Quintarelli (Scelta Civica), già esperto di Rete e addetto ai lavori, le indicazioni più precise contenute nel nuovo articolo 10 comma 1 recitano : “Resta fermo l’obbligo del gestore di garantire la tracciabilità del collegamento attraverso l’assegnazione temporanea di un indirizzo IP e il mantenimento di un registro informatico dell’associazione temporanea di tale indirizzo IP al MAC address del terminale utilizzato per l’accesso alla rete internet”. Ovvero occorrerebbe tenere traccia non solo del MAC, posizione già stigmatizzata dal Garante, ma pure dell’IP con un evidente non-senso tecnico (che valore avrebbe un IP del tipo 192.168.0.* tipico delle LAN?). Senza contare la necessità di realizzare un sistema in grado di tenere il log delle connessioni , contenente informazioni sensibili come il MAC Address e dunque garantito rispetto a intrusioni.
La soluzione escogitata nel comma 2, ovvero non chiedere conto all’interessato del trattamento dei dati ai fini della tracciabilità, elimina la necessità di far firmare la documentazione (le scartoffie) ma non risolve la questione principale. Tanto più che, come gli addetti ai lavori sanno , neppure il MAC address è uno strumento definitivo per l’identificazione di un terminale connesso a una rete.
. @quinta :" #Wifi , governo proponga nuova formulazione, mostrare in modo evidente che l'obiettivo è un'autentica liberalizzazione"
— Scelta Civica (@scelta_civica) July 22, 2013
Quintarelli, con una nota , ha reso nota la posizione di Scelta Civica: ovvero chiedere al Governo un passo indietro per non ricadere in una complicazione di fatto che renderebbe il WiFi meno libero che mai. La speranza è che si possa infilare la modifica all’articolo 10 nel maxi-emendamento da votare in aula, non più in commissione dove il testo è stato ormai licenziato, sebbene i tempi siano piuttosto stretti. ( L.A. )