Google allontana gli squali dello streaming

Google allontana gli squali dello streaming

Il motore di ricerca ha smesso di suggerire Grooveshark fra le parole chiave. Il servizio di streaming riceve meno richieste di rimozione di contenuti illegali rispetto ad altri servizi che restano consigliati
Il motore di ricerca ha smesso di suggerire Grooveshark fra le parole chiave. Il servizio di streaming riceve meno richieste di rimozione di contenuti illegali rispetto ad altri servizi che restano consigliati

I cittadini della Rete non possono più contare sui suggerimenti di Google per accedere a Grooveshark, il servizio di streaming musicale accusato da più fronti di agire nell’illegalità, offrendo ai propri utenti l’ascolto di musica messa a disposizione senza aver negoziato alcun accordo di licenza con i detentori dei diritti.

Grooveshark non suggerito

A rilevare l’aggiornamento dei filtri applicati da Google al proprio servizio di completamento automatico delle chiavi di ricerca è Torrentfreak , che spiega che il blocco per il servizio di streaming sarebbe scattato nel mese di aprile, in corrispondenza dell’ultimo episodio della saga legale intentata dalle major che ha visto Universal conseguire un successo nel dimostrare l’insostenibilità legale del modello di business di Grooveshark.

La mossa di Google, osserva Torrentfreak , appare insolita: osservando la mole delle richieste di rimozione basate sul DMCA inoltrate dalle major, si rileva coma Grooveshark non sia fra i domini più bersagliati. La testata traccia un confronto con il servizio dedicato ai torrent Btloft: colpito da una gragnola di segnalazioni di violazione pur ospitando semplici file torrent e non i contenuti pirata, risulta ancora suggerito dal motore di ricerca.

Google, interrogata da Torrentfreak a riguardo, ha offerto una risposta laconica: “I nostri algoritmi impediscono che termini strettamente associati alla pirateria appaiano nella funziona Autocomplete”. L’industria della musica, nonostante la collaborazione prestata dal motore di ricerca, da sempre sostiene che Google non faccia abbastanza per dissuadere i cittadini della rete dal violare il diritto d’autore: forse perché i filtri sui suggerimenti automatici allontanano i siti sgraditi quali The Pirate Bay solo di qualche battuta sulla tastiera.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
24 lug 2013
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