FBI, missione hacker

FBI, missione hacker

L'agenzia statunitense impiega strumenti di sorveglianza su computer e cellulari da anni. E non basta mai: ora i federali vogliono convincere gli ISP a installare un software di sorveglianza
L'agenzia statunitense impiega strumenti di sorveglianza su computer e cellulari da anni. E non basta mai: ora i federali vogliono convincere gli ISP a installare un software di sorveglianza

Anche se non sembra avere particolare rilevanza nell’ambito dello scandalo Datagate rispetto al “protagonismo” della onnipresente NSA, anche l’FBI non manca di usare tattiche da hacker, cracker o addirittura malware-writer e cyber-criminali quando si tratta di spiare, ascoltare e penetrare all’interno dei sistemi informatici e dei gadget mobile dei sospettati.

Stando a quanto sostiene un ex-agente investigativo dell’agenzia, infatti, il bureau statunitense fa ricorso a mezzi ad alta sofisticazione tecnologica quando i metodi più tradizionali falliscono: l’FBI impiega spyware, backdoor e malware per infettare PC e smartphone, spiega la fonte anonima, ed è persino in grado di attivare da remoto i microfoni dei gadget Android o dei PC senza che l’utente si accorga di nulla.

Le azioni di cyber-indagine messe in atto dall’FBI rappresentano una pratica in forze da anni, decenni, spiega l’ex-agente: in molti frangenti si tratta di software malevolo “fatto in casa”, ma non mancano le occasioni in cui l’agenzia si sia rivolta a soggetti e prodotti terzi come nel caso del famigerato tool di spionaggio FinSpy/FinFisher prodotto dalla società tedesca Gamma Group International.

Lo svantaggio principale dell’approccio proattivo alle cyber-indagini, naturalmente, è che il controllo di un dispositivo da remoto necessita che tale dispositivo – sia esso un gadget mobile o un computer propriamente detto – venga prima infettato dal codice predisposto allo scopo. Usare vulnerabilità non ancora note al grande pubblico per raggiungere l’obiettivo ovviamente aiuta.

Ma come lo scandalo Datagate e le continue rivelazioni di Edward Snowden insegnano, quando si tratta di spionaggio e intercettazioni le agenzie USA a tre lettere non ne hanno mai abbastanza: una ulteriore fonte giornalistica consultata da CNET svela un software “port reader” sviluppato dalla FBI, un componente in grado di tenere sotto controllo i network di comunicazione della cui installazione il bureau vorrebbe convincere i provider Internet a stelle e strisce.

Alfonso Maruccia

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
6 ago 2013
Link copiato negli appunti