Stando alle fonti governative consultate dal New York Times , la pratica di intercettazione telematica della National Security Agency (NSA) fa molto di più che raccogliere e analizzare metadati: le comunicazioni Internet dei cittadini americani vengono “ascoltate” nella loro interezza, spiega l’anonima talpa, sin dal momento in cui in quelle comunicazioni si fa riferimento a soggetti stranieri già messi sotto sorveglianza.
La nuova rivelazione nell’ambito dello scandalo Datagate era già emersa nel recente passato grazie alle rivelazioni di Edward Snowden, spiegano le fonti, ma non vi era stata attribuita la giusta importanza: ora ci sarebbe una nuova conferma sulla pervasività della sorveglianza globale della NSA anche nei confronti dei cittadini statunitensi, con gli ufficiali che però si rifiutano di fornire dettagli e parlano in termini volutamente ambigui del significato del termine “obiettivi” in seno al programma di intercettazioni.
L’intelligence si nasconde dietro alle parole per dare una parvenza di legalità allo spionaggio a danno dei netizen USA, dicono gli esperti, e l’intero programma è stato puntualmente approvato dalla Foreign Intelligence Surveillance Court (FISC).
Gioca con le parole anche il presidente Barack Obama, che va ospite alla popolare trasmissione televisiva di Jay Leno e rimarca il rispetto per la privacy e diritti dei cittadini USA da parte dell’intelligence. Non c’è alcun programma di sorveglianza domestica, conferma Obama, ma qualche volta può capitare che i netizen statunitensi vengano “ascoltati” dagli analisti di NSA nel caso in cui ci siano sospetti.
Le giustificazioni di Obama non sono piaciute a Van Jones, ex-consulente della Casa Bianca che ha definito “ridicolo” il diniego del presidente sull’esistenza di programma di intercettazioni domestiche a largo raggio. Jones è poi particolarmente caustico anche sulla posizione di Obama in merito ai whistle-blower come Edward Snowden.
Ma se in pubblico Obama nega e gioca con le parole, in privato l’inquilino della Casa Bianca pare si incontri con il CEO di Apple e gli altri “grandi” dell’industria IT (statunitense, quindi globale) come Google, AT&T e altri per parlare di sorveglianza. Di cosa in concreto si sia discusso non è dato saperlo: almeno fino alla prossima rivelazione di altre talpe come Edward Snowden.
Alfonso Maruccia