Google, lampi di guerra sul web dei pirati

Google, lampi di guerra sul web dei pirati

L'azienda californiana pubblica un report in cui illustra le principali tattiche di lotta alla condivisione illecita dei contenuti online. Dalla promozione della legalità al taglio dei ponti pubblicitari
L'azienda californiana pubblica un report in cui illustra le principali tattiche di lotta alla condivisione illecita dei contenuti online. Dalla promozione della legalità al taglio dei ponti pubblicitari

Un lungo e dettagliato rapporto sulle principali tattiche anti-pirateria adottate dai responsabili di Google: annunciato dal legal director Fred von Lohmann, il memo How Google Fights Piracy illustra agli utenti – e soprattutto ai legittimi detentori dei diritti – una strategia divisa in tre specifiche aree d’intervento sulle reti di comunicazione elettronica.

“Il modo migliore per combattere la pirateria è l’adozione di migliori alternative legali”, chiarisce subito von Lohmann nel post pubblicato sul blog europeo della Grande G. Dall’avvento di Google Music al servizio di streaming Spotify – Mountain View ha sottolineato come, dal 2009, il tasso di pirateria in terra svedese sia sceso del 25 per cento, abbattuto grazie all’offerta della piattaforma locale – la ricerca di più convenienti servizi digitali in ambito musicale porterebbe inevitabilmente a meno scaricamenti in violazione del copyright.

Nella seconda area d’intervento , Google è tornata al suo caro principio del follow the money , ovvero all’abbattimento dei canali pubblicitari che fungono da fondamentale sostentamento per quasi tutte le piattaforme della pirateria audiovisiva. Stando ai dati snocciolati nel report di BigG, la violazione dei termini di servizio nei servizi pubblicitari della stessa azienda californiana ha portato alla chiusura dei canali per quasi 50mila siti nel solo anno 2012 .

Ultima strategia , la rimozione dei link illeciti dal motore di ricerca, su segnalazione dei legittimi detentori dei diritti. Alla fine del 2012, Google ha eliminato quasi 60 milioni di pagine web , di cui 30 milioni di URL segnalate dalla sola (attivissima) British Phonographic Industry (BPI). L’associazione dei discografici d’Albione è però rimasta a mani vuote con la homepage thepiratebay.sx , indicata tra i massimi nemici del diritto d’autore. Google ha però risposto picche, dal momento che la stessa homepage non ospita direttamente alcun link o contenuto pirata. L’azienda di Mountain View cerca infatti di bilanciare le pressanti esigenze dell’industria con la tutela dei suoi utenti, un dettaglio forse sgradito alle associazioni come la Motion Picture Association of America (MPAA).

Le major di Hollywood hanno infatti spesso sottolineato come gli sforzi di BigG siano certamente apprezzabili, ma non sufficienti a sradicare il fenomeno. Da principale intermediario del web, l’azienda californiana dovrebbe fare di più per promuovere le sole piattaforme di consumo legale tra i risultati del suo search engine.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 11 set 2013
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