Nel delicato rapporto tra privacy e nuovi ambienti digitali, più del 96 per cento degli utenti tricolore considera “inviolabile” il diritto alla riservatezza e la tutela costante di dati e informazioni personali. Gli ultimi risultati diramati dal Censis restituiscono uno scenario di estrema consapevolezza da parte dei netizen del Belpaese, con oltre l’88 per cento del campione analizzato che è convinto che i grandi operatori del web (Google e Facebook in primis) siano in controllo di enormi banche dati.
Nello specifico , il 60,7 per cento del campione selezionato dal Censis ritiene che il possesso di un gran numero di dati personali rappresenti un enorme valore economico per i potenti operatori del web. Oltre il 50 per cento degli intervistati è inoltre convinto che in futuro il potere sarà nelle mani di chi gestirà direttamente la più elevata quantità di informazioni appartenenti agli utenti.
In sostanza , gli italiani sembrano diventati molto più diffidenti nell’era della condivisione social e dell’adozione massiva di dispositivi mobile. L’83,6 per cento del campione del Censis è fermamente convinto che in Rete sia meglio non lasciare tracce , soprattutto per evitare truffe telematiche (82,4 per cento). Questa stessa diffidenza rischia però di diventare un boomerang per lo sviluppo dell’e-commerce italiano: il 76,8 per cento degli utenti teme per la sicurezza dei conti bancari con l’utilizzo della carta di credito per fare acquisti online.
Se cresce il livello medio di diffidenza, i netizen tricolore sembrano ancora lontani da una giusta tutela pratica della propria privacy. Stando ai dati forniti dal Censis, a fronte di una percezione del rischio molto elevata, soltanto una minoranza degli utenti è effettivamente in grado di adottare una qualche forma di gestione attiva della privacy. Solo il 40,8 per cento di chi naviga in Rete usa almeno una delle misure fondamentali per la salvaguardia della propria identità digitale, come ad esempio la limitazione dei cookie, la personalizzazione delle impostazioni di visibilità dei social network o la navigazione anonima).
“Il 36,7 per cento non ricorre invece a nessuno strumento, mentre il 22,5 per cento si limita a forme passive di autotutela, che a volte implicano la rinuncia a ottenere un servizio via web – hanno spiegato i ricercatori del Censis – Il 40 per cento degli italiani è disposto ad autorizzare il trattamento dei propri dati personali soltanto ai soggetti di cui si fida, sulla base della condivisione delle finalità di utilizzo. Quasi il 30 per cento sostiene invece di non essere propenso a farlo a nessuna condizione e soltanto il 17,3 per cento, per contro, si dice pronto ad autorizzarne l’impiego senza particolari difficoltà”.
Mauro Vecchio