Creative Commons è solo una pezza

Creative Commons è solo una pezza

Il sistema di licenze non basta, la soluzione è la riforma del diritto d'autore. Per questo motivo Creative Commons prende posizione: per liberare la cultura le leggi devono cambiare
Il sistema di licenze non basta, la soluzione è la riforma del diritto d'autore. Per questo motivo Creative Commons prende posizione: per liberare la cultura le leggi devono cambiare

Aver affrancato gli autori dai vincoli di un copyright monolitico permettendo loro di rilasciare le opere con maggiore flessibilità è un indubbio successo di Creative Commons. Ma Creative Commons stessa lo riconosce : una radicale riforma del diritto d’autore è indispensabile perché la cultura possa fluire ed evolvere in piena libertà, nel rispetto di chi la produce e di chi ne fruisce.

Il sistema di licenze CC incoraggia, e ha incoraggiato, nell’ultimo decennio, l’evolvere di dinamiche fruttuose per la circolazione della cultura: permettere agli autori di caldeggiare lo scambio e la reinvenzione delle opere, senza rinunciare alla paternità, è un’operazione che sarebbe stata burocraticamente contorta prima dell’istituzione dei sistemi di licenze libere. La risonanza globale ottenuta da CC, inoltre, ha scosso le coscienze di molti e ha confermato l’esigenza di poter finalmente contare su un quadro normativo che regoli il diritto d’autore affinché garantisca reali libertà e benefici .

“La prospettiva di CC – l’accesso universale alla ricerca e all’istruzione e la piena partecipazione alla cultura – non si realizzerà solo attraverso un sistema di licenze”, è scritto con molto realismo nel nuovo policy statement di Creative Commons. In numerosi paesi del mondo, si spiega, si sta procedendo all’integrazione delle licenze libere nell’impianto normativo del diritto d’autore, ma questo non è sufficiente: “Le licenze CC sono una toppa, non una soluzione, per i problemi del sistema del copyright”. Solo gli autori più consapevoli le applicano alle loro opere qualora ne sentano la necessità, ma il resto degli autori non fa che uniformarsi alla rigidità della legge.

Lo strisciare di proposte volte a consolidare il quadro normativo e a inasprirlo, quali SOPA e PIPA , ACTA e il Trans-Pacific Partnership Agreement , con le loro derivazioni localizzate, rischiano poi di neutralizzare anche le piccole, preziose risorse offerte dai sistemi di licensing alternativi, checché ne dicano i promotori, i quali vorrebbero trasmettere l’idea che Creative Commons e affini bastino a bilanciare il sistema del diritto d’autore in senso più equo. Ma lo scenario non è così lineare: CC è sempre stata costretta a contorsioni legali per innestare il sistema di licenze negli impianti normativi nazionali (CC 4.0, l’ultima versione del sistema di licenze, opera su scala globale ), e gli attriti sono spesso evidenti . Per questo è necessario agire, e farlo anche in termini politici: “Abbiamo bisogno di reali cambiamenti nelle leggi reali” sostiene da tempo Lawrence Lessig. Creative Commons supporta appieno le parole del suo fondatore.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 18 ott 2013
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