Silk Road è morta, lunga vita a Silk Road 2.0: a un mese dalla capitolazione sotto i colpi degli agenti federali USA, il famigerato servizio di compravendita per droghe, passaporti falsi e altre merci illegali ospitato dal network Tor torna online più vivo e battagliero che mai. Mistero, a questo punto, sull’identità del nuovo (vecchio?) gestore del portale.
Chi ha avuto premura di annunciare il ritorno di Silk Road si firma Dread Pirate Roberts (DPR) esattamente come in passato, ma secondo l’FBI il “Dread Pirate Roberts” originale – e gestore del primo Silk Road – è lo statunitense Ross Ulbricht ora detenuto a New York e in attesa di giudizio.
#SilkRoad is back up. Deja vu anyone? #weriseagain
– Dread Pirate Roberts (@DreadPirateSR) November 6, 2013
Nel suo messaggio alla community, il “nuovo” DPR sostiene di aver implementato – assieme allo staff del portale – una sostanziale riscrittura del codice in funzione di una maggiore sicurezza. È l’inizio di una “nuova era” per i servizi nascosti nelle pieghe del Deep Web, promette il messaggio, e se l’FBI ci ha messo due anni e mezzo per buttare giù il primo Silk Road questa volta le cose andranno molto diversamente.
A un’occhiata di superficie il secondo Silk Road funziona esattamente come quello precedente, anche se per la compravendita delle “merci” occorrerà attendere ancora qualche giorno. Stesse condizioni poi per i venditori, con una trattenuta del 4-8 per cento sul valore di ogni transazione e la necessità di verificare la propria identità tramite chiave PGP già nota al precedente portale o un anticipo (poi rimborsato) di 200 dollari.
DPR è tornato alla carica e le agenzie statunitensi a tre lettere (soprattutto FBI ed NSA) prenderanno certamente nota del fatto, mentre quello che al momento è chiamato a rispondere della propria (presunta) responsabilità in merito alla gestione di Silk Road si professa innocente – DPR non è lui – e attende pazientemente che l’avvocato lo faccia scarcerare.
Il ritorno di Silk Road sulla scena coincide con il dibattito sempre più accesso sulla sicurezza di Bitcoin, moneta virtuale che uno studio recente ha bollato come vulnerabile sin dalle fondamenta: i ricercatori discutono, mentre gli sviluppatori che lavorano sul codice si dicono scettici e aspettano una verifica imparziale delle informazioni contenute nello studio.
Alfonso Maruccia