Sunde: la tecnologia non è il nuovo messia

Sunde: la tecnologia non è il nuovo messia

Dopo aver fondato Pirate Bay e con un'app di messaggistica privata in rampa di lancio, Peter Sunde ridimensiona le potenzialità della tecnologia e prepara lo sbarco in politica
Dopo aver fondato Pirate Bay e con un'app di messaggistica privata in rampa di lancio, Peter Sunde ridimensiona le potenzialità della tecnologia e prepara lo sbarco in politica

L’evoluzione della tecnologia da strumento di lotta al sistema a perno del sistema, i pericoli sempre maggiori dello spionaggio online e la necessità di cambiare la situazione mettendoci la faccia e non solo monitor e tastiera. Tanti i temi e gli spunti offerti dall’intervista che Peter Sunde ha rilasciato a Wired Uk .

BrokeP , cofondatore della Baia dei Pirati, conferma il futuro da politico e la candidatura per le prossime elezione del Parlamento Europeo. Sunde è durissimo verso gli attuali tecnocrati e non usa mezzi termini per criticare la passività della gente davanti ai vari abusi perpetrati dai governi e dalle compagnie hi-tech: “Non serve la tecnologia per battere la malapolitica – denuncia Brokep – serve tornare ad occuparsi del bene comune e soprattutto essere svegli e vigili per difendere diritti sacrosanti per l’individuo, inclusi quelli digitali”. “Molte persone protestano e insultano i politici, incapaci di sfruttare la tecnologia per risolvere i problemi, ma questo è un modo di fare arrogante”, sostiene Sunde, che riserva le parole più aspre per i nuovi nerd, “coloro che pensano di risolvere tutto con la tecnologia e sono troppo pigri per scendere in piazza”. Paradossalmente, a limitare le potenzialità della tecnologia è proprio la sua espansione globale, poiché “non è più uno mezzo circoscritto ai rivoluzionari, anzi il sistema si regge su pochi attori fortissimi che accedono a tutte le informazioni, uno scenario minaccioso cui bisogna trovare le giuste contromisure”.

Social network fa rima con Facebook, microblogging identifica Twitter, le videochiamate portano a Skype. Sono tre esempi di come è stata centralizzata l’esperienza delle persone sul web. Difficile tornare indietro, secondo Sunde, impossibile farlo affidandoci alla tecnologia: “C’è una tendenza sempre più diffusa a considerare la tecnologia come un nuovo messia, l’elemento che ci salverà da ogni catastrofe – osserva – Non mi sembra, invece, che sia così e non c’è all’orizzonte qualcosa di rivoluzionario in tal senso”.

Per cambiare lo status quo, allora, bisogna riappropriarsi della politica e per questo Brokep sarà in lizza per uno scranno a Bruxelles. Nel prossimo gennaio partirà la sua campagna elettorale e l’obiettivo primario è trovare un partito che lo accolga, poiché le norme non permettono di candidarsi da solo. “È incredibile quanto poco venga considerato il Parlamento Europeo – spiega – perciò se riuscirò ad entrare mi occuperò di tante cose e punterò a riaccendere nelle persone la volontà di impegnarsi politicamente”.
L’attenzione ai diritti e una maggiore attività in nome della legalità e della trasparenza è il mantra di Sunde, che prende spunto dallo scandalo Datagate e dall’emergere dei dettagli sull’irrigidimento del copyright dettato dal Trans-Pacific Partnership per dimostrare l’ignoranza e la lontananza delle persone da questioni fondamentali per il presente e il futuro della società: “Dovremmo essere più aggressivi nel difendere i nostri diritti, pensavo ci fossero proteste collettive e assalti verso le ambasciate americane, invece pare quasi che non ci si renda conto degli abusi subiti”.

In attesa di vestire i panni del politico-oratore, Sunde continua a dedicarsi a progetti in nome della sicurezza e della privacy . Dopo aver raccolto 100mila dollari in tre giorni, la versione beta del suo Hemlis è stata testata da dieci persone e i risultati sembrano apprezzabili. Il sistema di crittografia per proteggere i messaggi inviati con l’applicazione saranno memorizzati sui server fino alla consegna al destinatario e nessuno potrà leggerli. Una scelta che non ha tardato a scatenare polemiche, anche l’ex pirata non se ne preoccupa: “Dicono che vogliamo controllare la rete, ma noi vogliamo solo fornire un sistema valido per tutti, esperti e non, per evitare di essere spiati”.

Non manca un pensiero a The Pirate Bay, che ha festeggiato in estate i dieci anni di vita, anche se il cofondatore ribadisce la solita fine auspicata ormai da anni : “Se non ti rinnovi sei destinato a morire, meglio fermarsi ora e creare un nuovo progetto dalle ceneri altrimenti si vive una fase di stagno senza prospettive”. Il mercato e le esigenze degli utenti sono cambiati favorendo servizi come Netflix e Spotify, leader nei rispettivi settori: “Sono due buoni servizi, anche se basati su server americani che non mi lasciano tranquillo”, dichiara Sunde, che ha smesso di utilizzare Spotify in seguito all’eliminazione di diversi pezzi e dopo aver capito che “qualcuno controllava ciò che stavo ascoltando”.

Alessio Caprodossi

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Pubblicato il
20 nov 2013
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