I più ottimisti fra noi sostengono da tempo che la tecnologia sarà utile a difenderci da aspirazioni di controllo e prevaricazioni. Siano esse delle aziende che desiderano venderci i loro prodotti o dei governi, più o meno democratici, che pensano di poter indirizzare le nostre convinzioni più profonde. Secondo questa interpretazione la tecnologia, Internet in particolare, sarà comunque in grado, con qualche raffinato ed inedito stratagemma immaginato da un hacker sedicenne, di toglierci da qualsiasi impiccio. Secondo altri, solitamente dotati di un realismo tanto solido quanto immaginativamente povero, la tecnologia è solo uno dei tanti strumenti a disposizione del potere, Internet, addirittura, non sarebbe una rete cresciuta in maniera inattesa e libera fra computer di tutto il mondo, ma un progetto del potere organizzato preventivamente e a tavolino.
Qualcuno avrà notato che il discorso in sé non risulta molto appassionante: da una parte apre il fianco ad un eccesso di libertà che spaventa i più, dall’altro disegna un futuro orwelliano al quale preferiamo non pensare, una replica planetaria dei tentativi educativi del grande firewall cinese, a cui nessuno vuole dare troppo credito perché facendolo metterebbe in discussione il proprio superficiale paradigma di personale libertà.
Così non ha avuto molta eco la notizia, citata dal New York Times qualche giorno fa secondo la quale durante i violenti scontri in corso in questi giorni in Ucraina a un certo punto a tutti i manifestanti, ed i giornalisti che si trovavano nei pressi delle piazze in cui erano in corso gli scontri con la polizia, è arrivato un SMS. A tutti, contemporaneamente. Il testo tradotto in inglese era questo:
“Dear subscriber, you are registered as a participant in a mass disturbance.”
A tutti i terminali mobili presenti nella zona degli scontri qualcuno aveva mandato un avvertimento chiaro: “Gentile cliente, sei stato registrato fra i disturbatori”.
Dice Wikipedia che John Stuart Mill, per primo nel 1868 coniò il termine “distopia”. Distopia è un luogo, un mondo in cui accadono solo cose spiacevoli ed indesiderabili. È il contrario di Utopia dove ogni nostra aspirazione può andare a compimento: distopia è il mondo nel quale noi non vogliamo vivere.
Tornando al breve SMS inviato ai cittadini ucraini, chi sono intanto gli autori del messaggio? Dear subscriber farebbe pensare ad un normale avviso dell’operatore telefonico, qualcosa del tipo “Gentile cliente il suo credito sta per esaurirsi”. Ma gli operatori telefonici ucraini negano di aver inviato quel messaggio ai loro clienti: quindi è evidente che qui si starà parlando di una differente categoria di clienti. Dato il tenore del messaggio non è complicato immaginare che i destinatari siano i sudditi e che il mittente sia lo stato, il potere, il regime. Cito sempre da Wikipedia: nelle società del futuro immaginate dai romanzi distopici novecenteschi, il più noto dei quali è 1984 di George Orwell, la società è gerarchica e rigida, la propaganda ed i sistemi educativi impongono il culto dello Stato, il dissenso è un valore negativo contrapposto al conformismo dominante.
Solo uno stato di questo tipo può immaginare di inviare un SMS a tutti i cittadini riuniti in un luogo per avvisarli della loro avvenuta compromissione, solo un potere che controlla la tecnologia può decidere di utilizzarla per fini di evidente intimidazione e controllo.
Rispetto alle scelte tecnologiche che abbiamo più volte visto in azione durante le proteste di piazza in Egitto ed in altri paesi nel recente passato, scelte governative che riguardavano la chiusura dei social network o anche lo spegnimento intenzionale della intera rete Internet e quindi la negazione di uno strumento di organizzazione della protesta, l’SMS ucraino rappresenta, nel suo piccolo, il passo successivo. L’utilizzo esplicito della tecnologia per intimidire e minacciare, il passaggio dal monitoraggio silenzioso al palese disvelamento di un potere. La rappresentazione esplicita di un mondo nuovo nel quale noi non vogliamo vivere.
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