Copyright, Europa senza frontiere

Copyright, Europa senza frontiere

Licenze transfrontaliere per far fluire la musica in tutta l'Europa connessa, via libera alle licenze libere, più trasparenza e più puntualità da parte delle collecting society: il Parlamento Europeo ha approvato la Direttiva che cambierà la musica online
Licenze transfrontaliere per far fluire la musica in tutta l'Europa connessa, via libera alle licenze libere, più trasparenza e più puntualità da parte delle collecting society: il Parlamento Europeo ha approvato la Direttiva che cambierà la musica online

Un passo in più per adeguarsi a un mercato sempre più globale, che sempre di più conta sulla Rete: manca solo il via libera del Consiglio dell’Unione Europea perché entri in vigore la direttiva che sospingerà la formazione di un mercato unico dei diritti d’autore e dei diritti connessi e che armonizzerà i meccanismi per la concessione delle licenze della musica destinata alla fruizione mediata da Internet.

Così il Parlamento Europeo, dopo l’ approvazione della Commissione JURI, ha accolto con favore il testo della Direttiva , che determinerà l’avvento di un mercato unico delle licenze per la musica impiegata nei servizi online, e garantirà di conseguenza più opportunità per tutta la catena del valore della musica che suona in Rete.

Il testo della proposta europea è frutto di un dibattito durato quasi un decennio , affiancato ad un’evoluzione del mercato della musica in Rete che ha visto emergere nuove forme di fruizione e modelli di business sempre più sfaccettati. Un dibattito che ha saputo scuotere anche le più elefantiache e tradizionaliste strutture di gestione dei diritti, spingendole a dare un respiro più globale alla propria attività, fondando consorzi come Armonia che, sottolinea proprio in queste ore SIAE, macinano accordi e studiano soluzioni per meglio rispondere alle esigenze degli aventi diritto.

Quello compiuto da SIAE e dai suoi omologhi (SGAE per la Spagna, SACEM per la Francia, la collecting society ungherese ARTISJUS e la belga SABAM) è un’iniziativa che anticipa l’intento della direttiva europea: il testo approvato dal Parlamento Europeo stabilisce che le società di gestione dei diritti sulla musica si accordino per concedere licenze che abbiano validità oltre i singoli confini nazionali e per gestire repertori degli artisti su scala europea . Con licenze e tutele che abbiano valore in più stati, infatti, semplificherà di molto le trafile burocratiche a cui sono sottoposti gli operatori che offrono servizi di streaming o download di musica alle platee connesse e consentirà ad artisti ed etichette di raggiungere dei pubblici più vasti, che a loro volta potranno approfittare di un’offerta più variegata.

Ad un maggiore dinamismo si affiancherà, si auspica, una maggiore efficienza: la Direttiva prescrive che gli sfruttamenti delle opere vengano puntualmente tracciati , e che gli artisti vengano adeguatamente remunerati , ed entro tempi stretti (un massimo di nove mesi dalla fine dell’esercizio finanziario in cui i proventi sono stati riscossi). Per sospingere questo circolo virtuoso, inoltre, è prevista la possibilità che i detentori dei diritti possano scegliere a quale società di gestione affidare le proprie opere : una opportunità resa ancora più concreta dagli obblighi di trasparenza a cui le collecting society europee saranno sottoposte.

Non è tutto: la Direttiva stabilisce che “I titolari dei diritti hanno il diritto di concedere licenze per l’uso non commerciale di diritti, categorie di diritti o tipi di opere e altri materiali protetti di loro scelta”. Si tratta di una previsione introdotta su pressione di numerosi attori che si battono per una disciplina del copyright più equa, e che permetterà finalmente di venire a capo dell’annoso dibattito sull’interazione delle licenze libere quali Creative Commons con un sistema di diritti finora troppo rigido per poterle accogliere in maniera armoniosa.

La Direttiva sembra mettere d’accordo tutti e si prevede che il Consiglio non faccia eccezione, approvandola nel corso delle prossime settimane. In questo caso, gli stati membri avranno due anni per farla propria e per integrarla nei rispettivi quadri normativi.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 5 feb 2014
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