Ross Ulbricht e il cartello di Silk Road

Ross Ulbricht e il cartello di Silk Road

Il Pirata Robert è stato incriminato con accuse analoghe a quelle di un boss della droga. Rischia la galera a vita, con in ballo ancora milioni in bitcoin
Il Pirata Robert è stato incriminato con accuse analoghe a quelle di un boss della droga. Rischia la galera a vita, con in ballo ancora milioni in bitcoin

Ross Ulbricht, AKA “Dread Pirate Roberts”, è stato formalmente accusato di quattro reati dal procuratore di New York Preet Bharara, e rischia ora una condanna a vita per aver fondato e gestito il più celebre sito di compravendita del cosiddetto deep web : Silk Road. Se in tribunale dovesse avere la peggio rischia come minimo 30 anni di prigione , ma in caso di vittoria completa dell’accusa potrebbe trascorrere il resto della sua esistenza dietro le sbarre.

Una prospettiva non esattamente allettante a 29 anni, ma le accuse a carico di Ulbricht sono notevoli: traffico di stupefacenti, associazione a delinquere (il cosiddetto “kingpin statute”, ovvero la creazione di una banda criminale di cui Ulbricht sarebbe stato il capo), complicità in violazione di sistemi informatici e riciclaggio sono i quattro reati che gli sono contestati, e per certi versi ricordano quelli di cui normalmente sono accusati i signori della droga. Anche due soli di questi, il traffico di stupefacenti e l’associazione a delinquere, a Manhattan possono valere l’ergastolo , e la pena minima in caso di riconosciuta colpevolezza vale rispettivamente 10 e 20 anni. Curiosamente, tra le accuse non figura una delle più discusse fin qui: quella di aver commissionato l’omicidio di un suo ex-dipendente e collaboratore alle attività di Silk Road attraverso il sito stesso.

All’accusa ora tocca il complicato compito di dimostrare in aula l’effettiva responsabilità diretta di Ulbricht nelle attività illegali che si ritiene siano avvenute grazie a Silk Road, nonché la provenienza illecita dei suoi introiti personali. È lo stesso procuratore a ricordare che nel corso delle indagini, che sono ancora in corso, sono stati sequestrati 173.991 bitcoin che si ritiene appartengono a Ulbricht , per un valore al cambio col dollaro attuale di oltre 150 milioni di dollari: sequestro che Ulbricht ha contestato , ma che potrebbe anche portare all’alienazione di questi beni con la loro messa all’asta prima che il procedimento penale si concluda. Ross Ulbricht ha già anticipato di volersi dichiarare innocente rispetto alle accuse che gli vengono mosse.

Il sequestro di bitcoin scambiati o guadagnati su Silk Road non riguarda solo il pirata Roberts. Un certo Peter Ward, cittadino britannico, avrebbe intenzione di fare formale richiesta agli Stati Uniti per il dissequestro di circa 100 monete di valuta virtuale collegate alle attività nel deep web. Ward sostiene di essere in grado di dimostrare che i suoi proventi derivanti dal commercio su Silk Road siano interamente leciti poiché avrebbe venduto solo materiali e sostanze perfettamente legali. Ward è stato arrestato lo scorso ottobre nel corso dell’operazione di smantellamento di Silk Road, rilasciato su cauzione e per ora non è stato formalmente accusato di nessun reato. In casa gli agenti hanno trovato stupefacenti, ma Ward afferma di non aver venduto niente del genere via Internet (oltre che su Silk Road, i suoi commerci avvenivano anche altrove). Difficile dire , anche alla luce della differente nazionalità e della complessa gestione dei bitcoin, se la sua richiesta sarà accolta.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
6 feb 2014
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