Lo studio Good Money gone bad sfornato dall’ organizzazione no profit Digital Citizens Alliance cerca di mettere in luce dove finiscono e a quanto ammontano i profitti generati attraverso i contenuti pirata
Secondo quanto si legge, quei siti che vendono o mettono a disposizione online film, musica o show televisivi che violano il diritto d’autore ottengono dall’advertising circa 227 milioni di dollari l’anno : chi la fa da padrone sono 30 siti che solo grazie alla pubblicità raggranellano in media 4,4 milioni di dollari, con i maggiori siti dedicati ai torrent che arrivano a 6 milioni di dollari.
Le pubblicità maggiormente mostrate sono quelle di Allstate, Chevrolet, Target, McDonald’s e Dominos. Si tratta di inserzioni automatiche, ma anche per questo i detentori dei diritti hanno sollecitato lo studio: per cercare di affrontare la questione dal punto di vista dei canali commerciali e bloccare la pirateria alla sorgente.
Essi vorrebbero , infatti, far pressione sugli inserzionisti affinché le loro pubblicità non vadano a rimpolpare i portafogli di contenitori di materiali ottenuti illegalmente.
Secondo lo studio , come già avviene rispetto ai siti pornografici o violenti, “i marchi dovrebbero impegnarsi a non far ospitare le proprie pubblicità accanto a contenuti rubati”.
Contro i siti di contenuti pirata agisce anche la nuova lista nera dello US Trade Representative che, invista della Special 301 , elenca i “mercati malfamati” che “minacciano attraverso la concorrenza sleale la creatività e l’innovazione delle aziende statunitensi”.
Secondo quanto si legge nel rapporto, anche quest’anno le principali minacce arrivano da siti con base in Cina, in Russia ed in altri paesi emergenti, soprattutto in America del Sud (Argentina, Colombia, Ecuador, Messico, Paraguay).
Inoltre, tra le principali minacce resta ancora, nonostante l’arresto dei suoi founder, The Pirate Bay: accanto ad esso vengono elencati i principali siti che in vario modo propongono contenuti pirata, da Aiseesoft.com a Zing.vn, passando per Baixedetudo.net, Rapidgator ed Extratorrent.cc.
Claudio Tamburrino