È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge numero 16 del 6 marzo 2014 che, all’articolo 2, abroga l’articolo 1, comma 33 della Legge di Stabilità che prevedeva l’aspetto più contestato della norma conosciuta con il nome Web Tax .
La disposizione, fortemente voluta dall’esponente del PD Francesco Boccia, puntava a costringere gli operatori che offrono servizi di advertising online in Italia a pagare le tasse attraverso lo strumento della partita IVA italiana, aveva attirato su di sé diverse critiche, l’ attenzione delle autorità europee (preoccupate per il rispetto della libera circolazione nel mercato unico) e aveva innescato alcune azioni legali.
Così, prima il Governo Letta aveva ceduto alle pressioni rinviandone l’entrata in vigore (con un intervento legislativo in extremis legato al decreto SalvaRoma), lasciandone poi il destino in mano a Matteo Renzi, vertice del nuovo esecutivo.
L’ex sindaco di Firenze aveva promesso l’abolizione definitiva della norma, ma la parola fine arriva solo ora con l’abolizione della parte della normativa che obbliga gli operatori che vendono advertising online a dotarsi di partita IVA italiana.
Resta invece la parte della normativa relativa alla tracciabilità , che obbliga ad effettuare acquisti di servizi pubblicitari online attraverso bonifici bancari o postali da cui devono risultare i dati identificativi del beneficiario ovvero con altri mezzi di pagamento tracciabili che siano in grado di veicolare la partita Iva del beneficiario.
Resta ancora in ballo però la questione della delega fiscale della Camera che lascia al Governo la possibilità di tornare sulla norma, ma essa fa riferimento esplicito a “decisioni in sede UE”.
Claudio Tamburrino